Mentre in giro per l’Europa venivano catturati i latitanti viestani Marco Raduano e Gianluigi Troiano, a Foggia si è tenuta un’udienza del processo sull’omicidio di Marino Solitro detto “Marinuccio”, 50enne garganico ammazzato il 29 aprile 2015 a Vieste.
Alla sbarra due persone, Giovanni Iannoli detto “Smigol” e Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, quest’ultimo collaboratore di giustizia, un tempo fedelissimo del boss Raduano arrestato ieri in Corsica.
Oggi i giudici hanno ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Vieste, sempre in prima linea nei processi antimafia. Poi l’udienza è stata rinviata a causa della notifica mancante ad una parte offesa.
I carabinieri arrestarono i due imputati lo scorso ottobre con l’accusa di aver commesso l’omicidio. Al momento del blitz, Iannoli era già detenuto per altra causa a Siracusa mentre Della Malva si trovava (e lo è ancora) in una località protetta dopo la decisione di pentirsi.
Solitro era sposato con la sorella del padre di Della Malva. “Ma di lui non mi interessava più di tanto – ha spiegato il pentito agli inquirenti -. Nel senso che non lo sentivo come uno zio, era un estraneo per me. Il clan mi chiese se c’era qualche problema se veniva ucciso un mio zio ma dissi, veramente non è mio zio, è uno zio acquisito, un infamone. Marino era un montanaro, era uno che se doveva minacciare, ti minacciava, se ti doveva sparare… sparava. Cioè era un amante di armi”.
Stando all’impianto accusatorio, la vittima era accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa (i clan Raduano e Perna, all’epoca alleati dopo l’azzeramento dei Notarangelo) e di avere fatto, in passato, ricorso alle forze di polizia per denunciare i comportamenti criminosi di un affiliato. Toccherà ora a magistrati e avvocati far emergere la verità processuale.