Svolta nelle indagini sull’attentato dinamitardo dello scorso 21 marzo a Bacoli, in provincia di Napoli, quando esplose l’auto guidata da un ufficiale della Guardia di finanza in servizio nel capoluogo partenopeo. È stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio un 50enne originario di San Severo, nel Foggiano, ritenuto responsabile dell’attentato dinamitardo nei confronti del maggiore della guardia di finanza di Napoli, in via Bellavista, all’altezza del civico 150.
Si indaga in ambito familiare per individuare il o i possibili mandanti di quell’attentato dinamitardo, al quale il finanziere è sopravvissuto per miracolo. Il maggiore dei caschi verdi ha riferito agli inquirenti di non conoscere l’uomo che ha preparato l’attentato dinamitardo, ma proseguono le indagini che guardano soprattutto in ambito familiare. Il maggiore ha riferito di una separazione “conflittuale” con la moglie e di screzi legati soprattutto agli incontri con il loro bambino di due anni “nella quale – secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere di cui l’agenzia di stampa LaPresse è in possesso – la sua ex coniuge cercava di impedirgli di vedere il bambino, con conseguenti reciproche denunce”.
L’ultima volta, l’ufficiale finanziere aveva visto il figlio il 18 e il 19 marzo, due giorni prima dell’attentato. Il maggiore – secondo quanto si legge nell’ordinanza – ha raccontato che la ex moglie “da qualche anno esercitava la professione di avvocato presso il Foro di Foggia”, insieme con il fratello, nello studio di un legale con il quale, secondo il racconto della vittima, la 38enne aveva “rapporti di frequentazione anche di natura non professionale”. Quello stesso avvocato aveva assistito la 38enne “in una causa penale scaturita da una denuncia presentata dalla donna nel 2021 nei suoi confronti”.
In quella circostanza l’avvocato “si era contraddistinto per aver usato nei suoi confronti parole dal tono vagamente minaccioso, paventando la eventualità di interessare il Comando della Guardia di Finanza al fine di intimorirlo”. Ci sarebbero immagini – secondo quanto apprende LaPresse – che documenterebbero un incontro tra la ex moglie della vittima, il fratello e la madre di lei con l’uomo arrestato, avvenuto dopo l’esplosione dell’auto, a San Salvo Marina, in provincia di Chieti. Gli inquirenti stanno cercando di fare luce sui motivi di quell’incontro. La vittima riuscì a salvarsi uscendo dall’auto da uno dei finestrini posteriori, andato in frantumi per la violenta deflagrazione. Alcuni pezzi del veicolo furono trovati a oltre 60 metri dal luogo dell’esplosione, a testimonianza della potenza dell’ordigno impiegato.
“Il fallimento dell’attentato”, si legge ancora nell’ordinanza, è stato determinato “dalla incapacità del suo autore e dalla pronta reazione della vittima, ma gli effetti dello scoppio e il successivo incendio hanno concretamente messo in pericolo la sua vita”. La bomba era stata piazzata tra la ruota posteriore destra e il baule e azionata a distanza o con un timer. A incastrare il 50enne le immagini delle telecamere di sorveglianza e le attività investigative, coordinate dalla Procura di Napoli, portate avanti dai militari dell’Arma anche con pedinamenti. Oltre all’arresto del presunto colpevole da parte dei militari del Nucleo investigativo di Napoli, sempre su delega della Procura partenopea sono state inoltre eseguite alcune perquisizioni personali domiciliari finalizzate all’individuazione dei potenziali mandanti dell’attentato. (LaPresse)
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