Una lunga indagine di Procura di Foggia e carabinieri di Manfredonia ed un processo piuttosto singolare. Protagonista della vicenda è un investigatore privato della provincia di Foggia denunciato perché, durante una serie di accertamenti su una storia di infedeltà coniugale, utilizzò un sistema di rilevamento gps sull’auto del coniuge della sua cliente. Il dispositivo si rese necessario per poter ricostruire i movimenti e gli spostamenti dell’uomo monitorato. Poi però qualcosa andò storto: il presunto traditore, infatti, scoprì il gps e denunciò tutto agli organi inquirenti per “interferenza illecita nella vita privata”.
Dopo diverse fasi procedurali ed un serrato dibattimento, per il Tribunale di Foggia la condotta osservata dallo 007 privato è risultata del tutto lecita per cui l’assoluzione, perché “il fatto non sussiste”, è stata la naturale conseguenza dell’intera istruttoria processuale.
“L’utilizzo di questo sistema è strettamente connesso al tema della sorveglianza elettronica e, conseguentemente, è un ambito molto sensibile per i tempi attuali che sottende diverse tematiche”, spiega l’avvocato Pierpaolo Fischetti, legale della società di investigazioni. “Non vi è una specifica norma sul punto, ad eccezione di quanto previsto da un decreto ministeriale, con tutti i limiti esistenti in capo a tale fonte. Tuttavia, in tema di investigazione privata, è espressamente previsto che i soggetti autorizzati possano svolgere attività di osservazione statica e dinamica anche a mezzo di strumenti elettronici. Il gps non è uno strumento utile alla captazione visiva o sonora, e l’autovettura non è un luogo di privata dimora, ed è quindi abbastanza semplice convenire come qualsiasi denuncia sull’utilizzo del gps da parte dell’investigatore privato si riveli essenzialmente pretestuosa”.