Entra nel vivo il processo sull’omicidio di Omar Trotta, ucciso il 27 luglio 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. Alla sbarra, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Foggia, il 33enne sanseverese Angelo Bonsanto, ritenuto dall’accusa esecutore materiale dell’agguato e il 30enne viestano Gianluigi Troiano, latitante da dicembre 2021, sospettato di aver indicato la vittima ai killer fornendo loro una fotografia. I due imputati sono a piede libero per l’omicidio Trotta, ma mentre Bonsanto è comunque recluso per altre vicende, il secondo è ormai un fantasma da oltre un anno.
Oggi sono stati acquisiti i verbali di sommarie informazioni di Tommaso Tomaiuolo che era con Trotta al momento dell’attentato. Il giovane, rimasto ferito, scampò miracolosamente alla morte e successivamente venne ascoltato dagli inquirenti ai quali fornì versioni discordanti. Nell’immediatezza disse che nel locale fecero irruzione due persone mentre nel 2018 parlò di un solo killer. Ma dagli atti dell’inchiesta emergono due tipologie di colpi e quindi due pistole, una calibro 9 e una magnum 38 i cui bossoli non sarebbero facilmente riconducibili all’arma.
Tomaiuolo disse anche di essere stato rincorso da un sicario, invece ora afferma che sarebbe stato seguito dalla compagna della vittima. Quest’ultima, ascoltata sempre oggi, ha però riferito di aver provato ad acciuffare l’attentatore. La compagna di Trotta ha infine spiegato che in quel locale sarebbe entrata una sola persona. Insomma, c’è una notevole incongruenza sul numero dei presunti killer.
Si è parlato anche della porta da cui sarebbe entrato l’assassino, un ingresso secondario a conoscenza di pochissime persone. Ancor più difficile sarebbe stato sapere che proprio quel giorno quella porta sarebbe rimasta aperta.
A maggio la prossima tappa del processo quando sarà sentito un perito e, soprattutto, il collaboratore di giustizia Danilo Della Malva, ex fedelissimo del capoclan Raduano.
Per la morte di Trotta sono accusati proprio il boss Raduano, presunto mandante, latitante dal 24 febbraio scorso dopo la fuga dal carcere di Nuoro, il mattinatese Antonio “Baffino” Quitadamo che avrebbe fornito l’arma a Bonsanto e lo stesso Della Malva che avrebbe dato assistenza logistica ai killer. I tre sono imputati nel processo abbreviato “Omnia Nostra” davanti al gup di Bari e per loro c’è già stata una richiesta di condanna da parte dell’accusa che ha invocato l’ergastolo per Raduano, mentre 8 anni e 8 mesi di reclusione per Quitadamo e Della Malva sui quali è stata considerata l’attenuante della collaborazione con la giustizia. (In foto, Raduano; a destra, Bonsanto e Troiano; sotto, Quitadamo e Della Malva)