È accusato di omicidio stradale il giovane di 23 anni di Carapelle, Francesco Cannone che il 26 gennaio del 2022 era alla guida dell’Audi nera che si scontrò, tra via Matteotti e via Urbano a Foggia, con la Panda rossa di Camilla di Pumpo, avvocata di 25 anni che morì per le gravi lesioni riportate. Secondo la tesi dell’accusa l’auto condotta dal 23enne procedeva ad una velocità di 90 chilometri all’ora. Oltre al giovane sono indagati anche suo padre Michele, recentemente condannato a 2 anni nel processo “Decimabis” ai clan foggiani e altri due ragazzi che, quella sera, erano a bordo dell’automobile.
Michele Cannone, 53 anni, è accusato di falso: avrebbe riferito agli investigatori che c’era lui alla guida del veicolo, circostanza che avrebbe sostenuto con la complicità del figlio e degli altri due amici del giovane accusati anche di favoreggiamento. Dopo l’incidente, il 23enne carapellese avrebbe chiamato telefonicamente il padre chiedendogli di raggiungerlo sul luogo dove si sarebbero accordati, anche con gli altri due ragazzi, per dire che alla guida del mezzo vi era il genitore e non il 23enne.
Nell’avviso di conclusione indagini l’accusa (sostituto procuratore Galli) spiega che Cannone, a bordo di una Audi A4 nera alla quale era stata apposta la targa prova “Cannonf”, non avrebbe usato la massima prudenza, non limitando la velocità di marcia entro i 30 km/h.

“I miei tecnici, che sono professionisti di altissimo livello e con attrezzature modernissime, sono giunti a conclusioni ben diverse – ha commentato Michele Sodrio, avvocato di Francesco e Michele Cannone -. Vedremo al processo chi ha ragione. Noto anche che viene riportato un concorso di colpa della vittima, ma questo immagino costituirà oggetto di contestazione delle parti civili. Ho già acquisito copia completa degli atti d’indagine e mi sembra che non sia stata adeguatamente analizzata e valutata la responsabilità, per me grave, di chi ha installato le strisce blu e relativo parcheggio, in pratica sull’incrocio dell’incidente, a distanza molto inferiore a quella di legge, creando una situazione di oggettivo pericolo, perché la visuale veniva del tutto ostruita dalle auto in sosta”.
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