Carcere confermato per Giuseppe Albanese detto “Prnion”, 42enne affiliato del clan Moretti-Pellegrino-Lanza della mafia foggiana. L’uomo è accusato del tentato omicidio di Roberto Sinesi risalente al 6 settembre 2016 nel rione Candelaro. In quella circostanza rimasero feriti sia il capomafia che il nipotino di 4 anni mentre restò illesa Elisabetta Sinesi, figlia del boss e madre del bambino. Albanese risponde infatti di triplice tentato omicidio. Nelle scorse ore – lo riporta la gazzetta del mezzogiorno -, il Tribunale della Libertà ha bocciato il ricorso dell’avvocato Santangelo che chiedeva di annullare l’ordinanza a carico del suo assistito. Sussisterebbero, infatti, gravi indizi di colpevolezza.
“Prnion”, secondo le informazioni fornite dai pentiti agli inquirenti, avrebbe agito insieme ad altre tre persone, il boss manfredoniano defunto Mario Luciano Romito (morto nella strage di San Marco in Lamis del 2017), il nuovo capo della mafia garganica Francesco Scirpoli detto “Il lungo” e Massimo Perdonò alias “Massimino”, parente del boss Rocco Moretti.
Così il pentito, ex “morettiano”, Carlo Verderosa: “In carcere Albanese mi confidò d’aver partecipato all’agguato a Sinesi: con lui c’erano Francesco Scirpoli che guidava l’auto, il foggiano Massimo Perdonò e Mario Romito. Utilizzarono un mitra kalashnikov e una pistola calibro 9×21”. Ma al momento sarebbero emerse evidenze investigative soltanto a carico di Albanese.
Il 42enne – da qualche tempo in regime di 41bis – è detenuto anche per altre vicende: attualmente è sotto processo con l’accusa di aver ucciso un pizzaiolo vicino ai Sinesi, Rocco Dedda (gennaio 2016), mentre è già stato condannato in primo grado a 18 anni e 2 mesi per “Decima Azione”, maxi processo alla mafia foggiana. Infine, è imputato per droga nel processo “Araneo”.
Il 29 ottobre 2016, a meno di due mesi dall’attentato al Candelaro, i Sinesi organizzarono la vendetta ai danni di “Prnion” nel bar H24 di via San Severo. In quella circostanza, Albanese riuscì a salvarsi nascondendosi nel bagno del locale. Nell’agguato rimase ucciso il 21enne Roberto Tizzano; una terza persona, Roberto Bruno, anche lui 21enne all’epoca dei fatti, rimase ferita. Per la “spedizione mafiosa” nel bar sono stati condannati in via definitiva a 20 anni di reclusione Francesco Sinesi (figlio di Roberto) e Cosimo Damiano Sinesi (nipote del boss); 30 anni, invece, la pena per uno dei killer, il sammarchese Patrizio Villani, oggi collaboratore di giustizia. Ancora ignoto l’altro sicario. (In foto, Sinesi e Albanese; sullo sfondo, l’attentato al Candelaro)
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