Mafia Gargano, morto “pezzo da Novanta” del clan dei montanari. Deceduto Frattaruolo, fratello di “Ruscett”

Venne coinvolto nel maxi blitz “Coast to Coast” sul narcotraffico tra promontorio e Albania. Nel 2021 la condanna in appello ad oltre 6 anni di carcere

È morto Antonio Frattaruolo, esponente di rilievo della mafia garganica, storicamente alleato dei Li Bergolis-Miucci-Lombardone meglio noto come il clan dei montanari. L’uomo, 62 anni, è deceduto in seguito ad una malattia. Le ultime notizie di cronaca a suo riguardo risalgono al 2021 quando venne condannato in secondo grado a 6 anni e 6 medi di carcere nel processo “Coast to Coast” per il narcotraffico tra Gargano e Albania. Tra gli imputati di rilievo figurava un vero pezzo da Novanta della malavita garganica, il 59enne Libero Frattaruolo detto “Ruscett”, fratello di Antonio, al quale i giudici inflissero 7 anni e 4 mesi di galera. Per “Ruscett” si trattò di un maxi sconto rispetto ai 22 anni inflitti in primo grado dal Tribunale di Foggia.

Dopo anni lontano dalle pagine dei giornali, Frattaruolo fu arrestato nel 2014, sorpreso in un terreno agricolo con droga e armi. “Questo arresto è di notevole rilevanza perchè, aldilà dello stupefacente sequestrato, abbiamo assicurato alla giustizia un esponente della mafia garganica – disse l’allora dirigente del commissariato di Manfredonia De Paolis -. Frattaruolo è un personaggio che, nonostante siano cambiate le logiche e si siano avvicendati i capi e gli affiliati, è sempre rimasto ai vertici della criminalità organizzata manfredoniana”.

In “Coast to Coast”, il montanaro tornò alla ribalta insieme al fratello e ad altri imputati di indubbio spessore criminale: vennero inflitti 4 anni di reclusione al 43enne sanseverese Daniele De Cotiis, 6 anni al 62enne boss Severino Testa detto “il puffo”, capo del clan di San Severo Testa-La Piccirella. Infine, 5 anni e 4 mesi al viestano Francesco Tantimonaco, 45 anni. 

“C’è stato un salto di qualità dei clan grazie agli affari con i cartelli albanesi e colombiani”, disse in un’occasione il magistrato antimafia, Giuseppe Gatti. E “Coast to Coast” rappresentò alla perfezione quelle parole.

Un giro d’affari da oltre mille chili di stupefacenti

L’inchiesta “Coast to Coast” svelò i traffici di droga tra Capitanata e Albania, un business che da tempo fa gola ai clan della provincia di Foggia, scatenando frizioni e vendette tra boss per il controllo degli stupefacenti. A fine 2017, la squadra mobile di Foggia e il commissariato di Manfredonia eseguirono una misura cautelare per il reato di associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nei confronti di 13 persone (tra cui i capi Frattaruolo e Testa) dimoranti nei comuni di Manfredonia, Cerignola, Monte Sant’Angelo, San Severo e Barletta.

“Coast to Coast” ricostruì la tecnica operativa del sodalizio criminale: dopo la contrattazione dell’acquisto della droga, attraverso propri incaricati accompagnati da emissari dei fornitori albanesi – emissari che poi raggiungevano l’Italia – gli imputati avrebbero organizzato l’approvvigionamento dello stupefacente lungo le coste dell’Albania per la successiva introduzione nel territorio nazionale con imbarcazioni da diporto. Infine il trasporto e l’occultamento dello stupefacente in altrettanti luoghi sicuri per lo stoccaggio e per la successiva immissione nel “mercato” illecito, attraverso la cessione a loro acquirenti.

Nel corso del lavoro investigativo, iniziato nei primi mesi del 2014, finirono sotto sequestro oltre 1000 chili di marijuana, con conseguente arresto dei due conducenti di un’imbarcazione. I malavitosi volevano far sbarcare la droga in una insenatura di Vieste. Ulteriore riscontro, nel luglio del 2014, a carico di Antonio Frattaruolo arrestato per detenzione di oltre 10 chili di marijuana e di due fucili e relativo munizionamento di provenienza delittuosa.

Elementi apicali dell’organizzazione criminale, come detto, Libero Frattaruolo, 57 anni, ritenuto dalla DDA elemento di spicco del clan dei Montanari, con precedenti per associazione mafiosa, e Gaetano De Vivo (47enne manfredoniano condannato a 10 anni nell’abbreviato) che hanno avuto come riferimenti, al fine di procacciare l’ingente stupefacente dall’Albania, Roland Lame e Fabio Lame, rispettivamente padre e figlio che, durante le indagini, dimostrarono di avere importanti canali di collegamento con vari trafficanti albanesi.

L’organizzazione avviò un ottimo canale di spaccio con persone di indubbio rilievo della criminalità organizzata sanseverese, ovvero Daniele De Cotiis, 41 anni, e, soprattutto, il 60enne Severino Testa alias “Il puffo” o “Il Mastro”, vertice del clan Testa-La Piccirella, a sua volta alleato ai foggiani della batteria Moretti. (In alto, la droga sequestrata in “Coast to Coast”; nel riquadro, Frattaruolo)



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