

Chiedono una risposta da parte delle Istituzioni i volontari di Liberazione Animale, l’associazione di volontariato antispecista operativa dal 2016 sul territorio, in merito ad un caso di randagismo che ha riguardato una gatta di colonia affetta da patologia. Il tema della tutela degli animali è ancora caldo, i gatti considerati figli di un Dio minore: così accade che vengano negate le cure necessarie ad un randagio correttamente recuperato in barba a quanto previsto dalla normativa. Senza sapere perché. A cosa serve quindi l’esistenza di una legge specifica e l’attività dei volontari se – in concreto – l’animale diventa un costo che pesa sulle casse del Comune e rischia di non essere salvato? E se l’iter di recupero è avvenuto correttamente dove si inceppa questo meccanismo? Interrogativi che riecheggiano nel vuoto dato che i volontari hanno deciso di chiedere aiuto alla stampa per avere una risposta che si fa attendere.
IL CASO | I volontari dell’associazione recuperano una gattina di colonia seguendo il corretto iter: comunicazione alla Municipale e assegnazione di un veterinario convenzionato con il Comune poiché l’animale necessita di analisi specifiche. Tuttavia, il comandante della Municipale nega gli accertamenti medici necessari per la gatta malata: “Abbiamo deciso di rivolgerci alla stampa perché cerchiamo chiarezza – afferma Paola Gentile, presidente dell’associazione – in seguito ad un caso di gestione sanitaria di animali da affezione trovati sul territorio. Ciò che chiediamo sono delle delucidazioni in merito ai riferimenti normativi ed amministrativi che non risultano essere del tutto chiari”. L’associazione, infatti, dopo diversi solleciti, ha inviato una pec formale a tutte le parti in causa coinvolte incluso anche il prefetto, specificando quanto accaduto: “La nostra vicepresidente Anna Laura Pagliara, ha recuperato questa gatta di colonia provvista di chip in quanto animale libero con evidenti problemi di salute. Si è mossa seguendo il canonico iter affinché la gatta venisse curata da un veterinario convenzionato dal nostro Comune, come previsto dalla recente normativa della Regione Puglia, L.R. n. 2 del 07/02/2020 – racconta Gentile – il veterinario in questione, dopo aver visitato la gatta, ha ritenuto opportuno richiedere una serie di esami ematochimici per procedere ad una diagnosi e ad una terapia. Tuttavia, sebbene a noi risulti che tali esami siano a carico del Comune, la signora Pagliara ha dovuto procedere a sue spese, peregrinando, peraltro, fra altri veterinari ed istituto zooprofilattico, perché gli esami richiesti non sono stati autorizzati da chi di competenza”.
Un ritardo che ha comportato il peggioramento dello stato di salute della gatta e di conseguenza un maggior onere di spesa per la volontaria: “Vogliamo capire da chi e perché è stata negata l’autorizzazione a procedere agli esami diagnostici richiesti dal professionista incaricato con i disagi che questo ritardo ha comportato – continua la presidente Gentile -; infatti, se la volontaria non avesse avuto la possibilità di intervenire a sue spese, l’impossibilità di iniziare prontamente una terapia avrebbe messo a rischio la vita dell’animale che le normative regionali e comunali impongono di tutelare”.
A questo, si aggiunge anche l’assenza di un riferimento specifico per la delega al randagismo: “Abbiamo avuto notizia che, al momento, la gestione del randagismo, precedentemente delegata ai Servizi Sociali, è stata affidata alla Polizia Municipale anche se in tal senso non risulta alcun riferimento specifico né sul sito del Comune né sul sito della Polizia Municipale”. Insomma, tra assenza di risposte e ambiguità sulle deleghe, per i volontari risulta difficile operare: “Riteniamo che la negazione di un diritto che tutela sia gli animali che i cittadini ed i volontari nello svolgimento di un’attività che la stessa normativa vigente in materia riconosce e protegge in quanto benemerita – conclude Gentile – sia un episodio molto grave e pertanto aspettiamo risposte urgenti”.
LE RISPOSTE | Anche se in maniera tardiva, la pec alla fine ha sortito il suo effetto: “Dopo un periodo di silenzio siamo stati contattati dalla Municipale che ha dimostrato ampia disponibilità per accertare la responsabilità delle mancate cure – riferisce Gentile –, un segno importante da parte delle Istituzioni. Noi vogliamo solo essere messi in condizione di poter operare come volontari e di poterci affidare a chi ricopre ruoli pubblici. Adesso, in seguito al cambiamento della Giunta Comunale, la delega è passata dai servizi Sociali all’Ambiente, forse come avrebbe sempre dovuto essere. Non dimentichiamo che il benessere degli animali è la nostra priorità pertanto non possiamo che essere collaborativi”.
IL LIETO FINE | Nel mentre non è passato in secondo piano il benessere della gattina recuperata che adesso è stata affidata all’associazione Mici Amici in una rete di collaborazione tra realtà associative che collega tutta l’Italia dove potrà ricevere finalmente le cure necessarie e tutto l’affetto che merita.
L’ASSOCIAZIONE | Costituita dal 2016, Liberazione Animale è un’associazione antispecista, filosofia che sostiene l’uguaglianza di tutti gli esseri viventi. Nel corso del tempo, tante sono state le iniziative di sensibilizzazione che hanno portato il loro nome: tra le ultime, le attività di protesta contro il circo. L’interesse per gli animali permea inevitabilmente la vita quotidiana di ogni partecipante: i membri del Consiglio Direttivo sono vegani, ogni socio ha una storia di supporto oppure di stallo di qualche animale. E per fortuna anche tante storie a lieto fine da raccontare che culminano con adozioni. Ognuno di loro offre come può il proprio supporto nei limiti delle proprie risorse economiche e personali. A differenza delle altre realtà locali, l’associazione ha scelto di non configurarsi come un rifugio per animali ma accetta donazioni libere per i randagi di cui si occupano le volontarie oppure raccolte di cibo.