“Fortunata”: questa è la traduzione di Bakhita, la santa schiava del Darfur a cui la Caritas Diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano ha voluto intitolare la struttura costruita in Contrada “Tre Titoli”, undici chilometri dal centro abitato, in pieno “Ghetto Ghana”, luogo di fatica e dolore per i tanti migranti in cerca di una possibilità nel nostro Paese, che però dell’Italia hanno visto solo il lato peggiore: quello dello sfruttamento e dell’esclusione.
“Fortunata” come la passata di pomodoro ciliegino, che da il nome a questo progetto alla sua seconda annualità, che vede protagonista la Caritas Diocesana insieme ad una storica realtà del terzo settore cittadino: la Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto”, da sempre impegnata nella lotta al caporalato.
“Salsa Bakhita”: questo il nome dell’iniziativa che ha visto nuovamente impiegata la cooperativa nella coltivazione di circa 10.000 piantine di pomodoro sui terreni circostanti “Casa Bakhita”, un centro pastorale fortemente voluto dalla Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano per portare servizi agli abitanti di questo “non luogo”, fatto di esclusione sociale e fatica di vivere.
Per la gestione dell’appezzamento sono state assunte dalla Cooperativa persone migranti provenienti da un percorso fatto di difficoltà e sofferenza, segnalate dalla Caritas Diocesana. Il risultato finale è un prodotto che, per la prima volta, è stato trasformato presso il nuovo opificio situato all’interno del Laboratorio di Legalità “Francesco Marcone”, bene confiscato alla mafia che “Pietra di Scarto” gestisce dal 2010.
“Salsa Bakhita rappresenta per noi un segno – dichiara don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas Diocesana – che ci parla di dignità del lavoro e di diritti. Un segno che continua a parlarci e a indicarci una strada da percorrere, la strada del riscatto sociale per formare una società in cui nessuno si senta escluso e dove le diversità vengono sempre integrate. Non abbiamo la presunzione di risolvere il problema del caporalato nel nostro territorio, crediamo però che siamo chiamati a realizzare segni di Speranza attraverso i quali le catene della schiavitù possono essere spezzate”.
“Siamo stati molto felici di poter includere anche la fase della trasformazione all’interno della filiera di produzione”, afferma Pietro Fragasso, presidente della “Pietra di Scarto”. “E lo siamo ancora di più perche molte delle persone impiegate in questa operazione – soprattutto donne – provengono da situazioni di sfruttamento all’interno di ‘magazzini’, dove si lavora spesso in condizioni estreme, senza contratto e con orari folli. Con questa esperienza di sinergia tra Caritas e noi proponiamo un’altra strada. Salsa Bakhita rappresenta un prodotto che racconta il riscatto di esseri umani finalmente liberati dallo sfruttamento, protagonisti di un lavoro dignitoso. Un prodotto ‘giusto’ e solidale che può diventare simbolo di un territorio desideroso di riscatto”. Gli introiti dell’iniziativa serviranno a sostenere nuove progettualità e a sviluppare opportunità occupazionali per persone in situazione di fragilità.