Ancora tempi troppo lunghi per fissare visite periodiche di controllo, anche importanti come quelle legate al tumore della mammella che, in Capitanata come nel resto della Puglia, resta una delle patologie più diffuse. E le lamentele non mancano. “Oggi non sono riuscita a prenotare qui al Cup dell’ASL Foggia mi hanno detto di tornare a gennaio. Devo fare una mammografia e i tempi saranno biblici. Sarò costretta a rivolgermi a privati con tutte le conseguenze del caso in termini economici. È assurdo tutto questo, una persona che non può permettersi il medico privato è destinata a morire”. “Anch’io – aggiunge un’altra signora foggiana – dovrò aspettare marzo per una visita, andrò a pagamento, che posso fare. E’ uno schifo”. “Io per una visita ortopedica dovrò attendere sette mesi, ma ci rendiamo conto, un anno per una ecografia alla spalla”.
Nei giorni scorsi la polemica proprio sulle liste d’attesa e sulla mobilità passiva. L’assessore alla Sanità, Rocco Palese, aveva parlato di “incursioni piratesche” di medici che dal Nord “vengono in Puglia per visitare pazienti, portandoseli poi, a bordo di pulmini, nelle strutture sanitarie del Settentrione per sottoporli alle cure”. Secondo dati ufficiali, in tre anni – dal 2018 al 2020 – la Regione Puglia ha speso quasi 700 milioni di euro per la mobilita’ passiva (meccanismo che esprime l’indice di “fuga” dei cittadini da una regione all’altra per le cure sanitarie). Sul punto il presidente dell’Aiop, Potito Salatto, ha proposto una “soluzione” di breve periodo per ridurre le attese: “La sanità privata accreditata, potrebbe erogare maggiori prestazioni ed è costretta a lavorare per il pubblico al 70% delle sue potenzialità perché soggetta ai tetti di spesa”. La Regione ha messo sul tavolo altri 15 milioni di euro per aumentare le prestazioni, ma anche qui sono sorte polemiche sui criteri di ripartizione. Mentre continuano le discussioni, i cittadini a trovare riscontro alle proprie necessità di cura.
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