Bufera su Nicola Canonico, patron del Foggia, coinvolto in una maxi inchiesta sul voto di scambio in Puglia. Il blitz “Valenza” si è chiuso con 19 arresti tra cui il noto imprenditore finito ai domiciliari. Il pm Ruggiero si è così espresso su Canonico durante la conferenza di stamattina a Bari: “L’ex consigliere regionale era per il suo prestigio politico e per la sua caratura anche da un punto di vista pubblico, l’uomo che risolveva anche le piccole contese che insorgevano tra promotori e associati. Era anche la persona che, da un punto di vista finanziario, garantiva la copertura dei debiti che venivano contratti per poter selezionare e reclutare i portatori di voto e per garantire che coloro che avevano il voto compravenduto, potessero avere il loro riconoscimento. Era la persona che sanava e preveniva i contrasti, che faceva incontri strategici. Le strategie venivano pianificate a casa di questa persona ed era quello il punto dove si facevano i summit pre-elettorali”.
Le carte dell’inchiesta
L’ordinanza della gip Rossana De Cristofaro è di oltre millecento pagine e ricostruisce la presunta associazione a delinquere che vedrebbe al vertice anche Canonico. Il presidente rossonero è accusato di corruzione elettorale finalizzata a far vincere Francesca Ferri, poi eletta, candidata nella lista civica di centrodestra, “Sport Bari – Di Rella Sindaco”. Ferri era candidata alla carica di consigliere comunale di Bari in occasione delle elezioni amministrative del 26 maggio 2019. Per questa vicenda Ferri e il marito Filippo Dentamaro sono stati arrestati. I coniugi, insieme a Canonico, avrebbero avviato “un’attività organizzata di selezione e reclutamento di elettori con successiva acquisizione dei loro voti (in favore di Ferri) in cambio (prevalentemente) di somme di denaro”.
“In particolare – si legge in ordinanza -, le somme di denaro costituenti ‘prezzo’ del voto (pari ad euro 25 o 50 per ogni singolo voto) in favore di Ferri venivano, quindi, offerte o promesse ad un imprecisato numero di elettori, in esecuzione degli accordi e dei programmi del sodalizio criminoso direttamente dalla stessa candidata Ferri, ovvero (sempre a vantaggio e nell’interesse della candidata) dal Dentamaro (compagno convivente della Ferri), dal Canonico o dai partecipi del sodalizio criminoso (Giovanni Zaccaro, Vito Michele Zaccaro, Lorenzo Dentamaro, Carmine Pastore, Michele D’Atri, Gaetano Muscatelli, Vito Caggianelli, Luciano Marinelli, Francesco Zizza e Luigi Ressa) aventi il ruolo (decisivo per finalizzare il programma del sodalizio) di ‘portatori di voto’, ossia quello di individuare, contattare e reclutare il maggior numero possibile di elettori da cui, infine, compravano i voti verso il pagamento di corrispettivo in denaro (loro anticipato o successivamente rimborsato dai promotori Ferri, Dentamaro e Canonico)”.
Secondo gli inquirenti l’associazione a delinquere sarebbe stata “promossa, costituita ed organizzata da Canonico (fondatore, promotore e finanziatore della lista civica incriminata) e dalla coppia Ferri-Dentamaro, cui aderivano quali partecipi i ‘portatori di voto’ e strutturata con una precisa distribuzione di compiti e funzioni in relazione al ruolo di ciascuno, per cui Canonico “costituiva – per carisma, forza economica ed esperienza politica – la figura di ‘vertice’ del gruppo; ‘garante’ del risultato dell’illecita impresa e degli equilibri economici sottesi agli accordi corruttivi; ‘risolutore e decisore finale’ delle controversie personali ed economiche insorte tra il duo Ferri-Dentamaro e i vari ‘portatori di voto’ (solitamente, questioni di restituzione delle somme di denaro anticipate per pagare i voti agli elettori compravenduti)”.
La “conquista” dei consensi sarebbe stata “in larghissima misura (se non esclusivamente) caratterizzata su un ben preciso modus operandi e dall’acquisto seriale di ‘pacchetti di voto’ (di consistenza numerica diversa), sulla base di una serie di distinte condotte di corruzione elettorale poste in essere con i vari collaboratori/portatori di voto”.
A parere dei magistrati Canonico non sarebbe stato solo “il promotore della lista, ma il vero regista dell’intera campagna elettorale di coloro i quali erano candidati in quella lista”. Il patron rossonero infatti “organizza eventi, incontri, presenzia gli incontri pubblici e il congresso di presentazione della lista e dei candidati presso il Majestic, segue l’esito dello scrutinio, segue in particolare i patti intercorsi tra Ferri-Dentamaro e i collaboratori/portatori di voto”. Inoltre, “si fa parte attiva sostenendo la campagna elettorale di Ferri, innescando dei suoi contatti anche in provincia e in particolar modo a Grumo Appula. Il suo ruolo però non si esaurisce in quello di un mero supporter di un candidato, ovvero di organizzatore di eventi politici, ovvero di regista delle attività politiche di altri candidati, ovvero di ‘politico ombra’. La sua condotta va oltre e, a parere degli investigatori, supera la soglia del lecito, allorquando: oltre a mettere in contatto la ‘propria’ candidata Ferri con alcuni portatori di voti, partecipa ad accordi aventi a oggetto la promessa/compravendita di pacchetti di voto contro la corresponsione di denaro o altra utilità”.
E ancora, “costituisce il vero interlocutore della lista per i soggetti terzi che hanno rapporti con in singoli candidati: tutti coloro che a causa dei patti scellerati, chiusi e non onorati completamente con il correlativo pagamento di denaro o altra utilità da parte di Dentamaro (le condotte di corruzione elettorale), hanno necessità di chiedere qualcosa dopo essere rimasti inascoltati o essere rimasti insoddisfatti, sanno di potersi rivolgere in seconda istanza direttamente a Canonico, il quale – a sua volta – quando viene interpellato, ‘gestisce’ la lamentela ricevuta, intervenendo direttamente su Dentamaro, inducendolo a tenere un comportamento conforme. Questo significa, quindi, che ogni accordo stretto da Dentamaro o da Ferri con i portatori di voto, è possibile ricondurlo anche a Canonico, anche se questi non è presente alla conclusione dello stesso”.
Avrebbe anche disinnescato “situazioni pericolose. Canonico ben comprende che le proprie condotte e quelle di Dentamaro e Ferri siano andate molto oltre la soglia del lecitamente consentito. Per tale motivo e, verosimilmente per evitare il rischio di essere ‘trascinato’ per questioni di poco conto insieme ad altri in problematiche giudiziarie, quindi, consiglia il Dentamaro, fin prima della chiusura delle operazioni elettorali e l’elezione della Ferri, di comportarsi in modo tale da evitare che piccoli malcontenti personali collegati a mancati pagamenti di somme di denaro possano innescare strascichi pericolosi soprattutto da un punto di vista giudiziario”.
Le intercettazioni
A tale riguardo spuntano una serie di intercettazioni, come quelle riguardanti il patron del Foggia e la candidata Ferri.
Canonico: “Francesca…scusami…se loro ti portano 1100 persone io penso che non trovi meno di 800 voti…laddove tu troverai meno di 800 voti…io ti do la differenza dei voti…tanto io 10.000 euro ce li ho da parte di Filippo…incomprensibile…cosi evitiamo ogni tipo di incomprensione, quello che a noi interessa è che tu venerdì a Giovanni…ascoltami…gli lasci i 20.000 euro…da venerdì fino a sabato tu devi completare l’iter di controllo, con Michele, io devo avere in mano i 10.000 euro entro sabato…se il dato è meno di 800…incomprensibile… io ti restituisco la differenza in difetto…copro io!
Ferri: “Ma io volevo capire solo a che punto fossimo perché… ti ripeto… tra le liste che ho e quelle che ho chiamato…”
Canonico: “Io gli ho detto a Giovanni, se tuo figlio prende più di 1000 voti… e se tu gli dai una mano realmente Michele in caso di elezione di Pasquale sta dentro (frase in originale in vernacolo barese)…allora mo sto a garantire io…anche a voi…”
Sempre Canonico: “Digli a Filippo ha detto Nicola…diamogli 20.000 euro a Giovanni…sotto a 800 voti glieli porti e loro ci danno la differenza indietro e 10.000 li dai a Nicola che li mantiene Nicola…”. (In foto, Canonico; sullo sfondo, la conferenza di stamattina)
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