Importanti novità sono emerse nel corso della seconda campagna di scavi, che si è conclusa in questi giorni a Siponto (Manfredonia), condotta dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (Unifg) e Giuliano Volpe (Uniba), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (soprintendente Anita Guarnieri, funzionario responsabile Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (direttore Luca Mercuri, direttore del Parco Archeologico Francesco Longobardi).
Oltre a numerosi edifici di età medievale, case, magazzini, fosse granarie, sepolture, individuati in particolare nel quartiere prossimo al porto, tra cui emerge un imponente edificio medievale risalente probabilmente agli anni di Federico II, nel cuore della città, dove si è indagata una grande domus medievale, articolata in vari ambienti e dotata di un pozzo, un rinvenimento di particolare interesse riguarda l’anfiteatro di età romana. Costruito nell’età di Augusto, quando la città visse un significativo momento di monumentalizzazione, l’edificio per spettacoli fu abbandonato verosimilmente in età tardoantica (V-VI secolo), come in quasi tutte le città romane, per effetto della diffusione del cristianesimo, e soprattutto diventò una sorta di cava per recuperare materiali edilizi in età medievale, quando l’edificio fu letteralmente “cannibalizzato”. Al di sopra dell’anfiteatro si sviluppò parte della città medievale e un cimitero.
La presenza dell’anfiteatro era nota da secoli, anche perché le strutture erano state in parte riutilizzate in una masseria moderna, e l’ulteriore conferma è arrivata dalle indagini aeree e geofisiche: ora però lo scavo ha fornito evidenti elementi materiali. Gli scavi recenti hanno infatti potuto accertare, in due punti diversi, la conservazione del muro perimetrale, realizzato in una bella opera reticolata, fino a quasi tre metri di altezza. Diversamente da quanto si poteva temere, il livello di conservazione del monumento è significativo almeno nella parte inferiore del muro di delimitazione e, verosimilmente, anche nella parte inferiore della cavea e nell’arena.
L’anfiteatro, posto come di consueto in periferia, quasi a ridosso delle mura, per motivi di ordine pubblico e anche per facilitare l’accesso di chi veniva dalle campagne o da abitati vicini per assistere a giochi gladiatori, aveva dimensioni considerevoli (circa 78 m di lunghezza e 68 m di larghezza) e poteva accogliere circa 8.000 spettatori.
Gli scavi futuri potranno consentire, si spera, di esporre progressivamente l’intero edificio, che potrebbe rappresentare una componente essenziale del parco archeologico, insieme alla basilica paleocristiana, ai quartieri medievali, alla zona portuale e ai vari edifici ancora sepolti che la futura ricerca archeologica potrà indagare.
“Al di là delle specifiche e note valenze archeologiche del sito di Siponto – commenta Guarnieri – l’esperienza di collaborazione tra la Soprintendenza ABAP BAT e FG, la Direzione Regionale Musei e le due Università coinvolte è testimone del rapporto sinergico avviato tra i vari Istituti da qualche tempo. Nel considerare che la ricerca scientifica si pone sempre come lo strumento di conoscenza e di consapevolezza delle proprie identità, ci si augura che tutta l’area e i materiali archeologici rinvenuti possano presto essere valorizzati grazie all’elaborazione di un progetto organico anche a fronte di ulteriori future attività di lavoro congiunto”.
“La collaborazione trasversale tra Ministero e Università, presupposto per consentire attraverso un dialogo costante, un vivace e costruttivo dibattito scientifico, sta dando ottimi frutti – riferisce Luca Mercuri -. Questa preziosa riconnessione tra ricerca e tutela sta aumentando conoscenze che saranno fondamentali per le attività di valorizzazione in corso a Siponto, ma anche in vista dell’ampliamento delle aree di visita del Parco. Ringrazio la soprintendente Guarnieri e i professori Volpe, Turchiano e Goffredo per questo percorso condiviso, concepito in una logica di collaborazione e sviluppato in un’ottica di sistema”.
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