“Nei giorni scorsi, il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, maggior sindacato di categoria, ha trasmesso una comunicazione ai vertici del DAP ed ai mass media, con cui chiedeva la chiusura del carcere di San Severo, poiché ritiene non più sostenibile avere un penitenziario ‘doppione’ di Foggia che per circa 70 detenuti assorbe più di una cinquantina di operatori e che costa alle casse dello Stato circa un milione di euro all’anno (bollette varie, stipendi, manutenzione ecc.ecc.) pagati con le tasse dei cittadini, a partire da San Severo. Come pure si chiedeva il rientro del personale di polizia penitenziaria effettivo a Foggia distaccato da anni a San Severo”. Lo riporta una nota del sindacato che prosegue: “A ciò alcuni sindacati che in questi anni si sono distinti per l’inutilità, il disinteresse con cui hanno affrontato le problematiche dei lavoratori, come morsi dalla taranta hanno alzato barricate, hanno promosso comitati, coinvolto politici, nonostante la problematica avanzata dal Sappe meritasse invece una discussione seria. Ormai è evidente a tutti che la situazione economica del nostro parere non consente più gli sprechi del passato, e le parti sociali, quelle serie, hanno il dovere di segnalare ciò per una più corretta gestione, ma nel contempo proporre anche soluzioni concrete. Infatti non è più sostenibile che in un triangolo di pochi chilometri quadrati possano convivere tre penitenziari (Foggia, Lucera, San Severo) di cui due sono un doppione e cioè Foggia e San Severo”.
Il Sappe ricorda che “le realtà più piccole, come è accaduto per le preture ed i piccoli tribunali, oppure gli ospedali sono state quasi tutte chiuse, cosa che ha portato a grandi sacrifici per i cittadini. Cosa diversa invece è il penitenziario di Lucera che ha trovato una sua identità nel momento in cui è stato trasformato in un penitenziario per detenuti particolari e cioè i cosiddetti sex-offenders (autori di reati sessuali abietti). Il nostro sindacato ritiene che un futuro per San Severo potrebbe esserci solo in presenza di una trasformazione del carcere in cui con il sostegno degli enti locali e regionali, vengano promosse iniziative di risocializzazione per quei detenuti che dopo un percorso di reinserimento portato avanti proficuamente negli Istituti di pena, possano completare il loro percorso attraverso attività lavorative fornite da importanti società nazionali. Quindi una discussione seria e concreta si è trasformata in una guerra dove si pensa solo al proprio interesse (difesa di qualche tessera), e dispiace ci siano cascate anche personalità politiche che forse dovrebbero essere un po’ più attente nel dare retta a certi personaggi che si credono sindacalisti”.
E ancora: “Abbiamo peraltro notizia che il DAP sul solco di quanto appena scritto, sta cercando di rivedere l’intera questione delle piccole carceri poiché così come sono rappresentano solo un peso, in quanto fagocitano risorse umane ed economiche che il nostro paese come si diceva prima, non può più permettersi. Proprio il Sappe, a differenza di certi sindacati che dovrebbero leggere l’articolo 39 della costituzione, andrà avanti per la propria strada e continuerà a chiedere il rientro dei poliziotti di Foggia distaccati nonché la chiusura di San Severo fino a quando resterà un doppione del carcere del capoluogo dauno. Questo è quello che il Sappe ha chiesto ai parlamentari pugliesi di rappresentare nelle loro interpellanze al nuovo ministro della Giustizia Nordio. Come il segretario generale del Sappe Donato Capece avrà nei prossimi giorni degli incontri con rappresentanti del nuovo governo affinché il carcere di San Severo ed altri che si trovano nelle stesse condizioni trovino una dimensione di alto valore sociale, teso a restituire alla società veri cittadini, e che in tale prospettiva abbia finalmente un organico consono alle nuove esigenze che non saranno più di sicurezza e tempo perso per i detenuti, ma di concreta ed effettiva rieducazione così come prevede l’articolo 27 della Costituzione Italiana”.