“A seguito dei ripetuti articoli di stampa pubblicati in merito all’omicidio del giovane Donato Monopoli, tra cui ultimo quello pubblicato su l’Immediato.net in data 6 luglio scorso, la famiglia Stallone ha deciso di rompere il silenzio nel quale è sinora rimasta chiusa per il doveroso rispetto verso la famiglia del defunto”. Inizia così la replica dei legali di Francesco Stallone, il giovane condannato pochi giorni fa, insieme a Michele Verderosa, per l’omicidio volontario del cerignolano Donato Monopoli, picchiato in una discoteca di Foggia nell’ottobre 2018 e deceduto dopo circa 7 mesi di agonia in ospedale.
“Dopo la pesante condanna del figlio Francesco ad una pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione (a Verderosa sono stati inflitti 11 anni e 4 mesi, ndr), registrare addirittura il tentativo di accostare il caso del Monopoli Donato a quello del sig. Willy Monteiro Duarte, per sostenere che anche per il primo, com’è accaduto per il secondo, si sarebbe potuto irrogare la pena dell’ergastolo, è devastante, oltre che ingiusto e fuorviante – evidenziano gli avvocati di Stallone -. Pertanto, in attesa dei successivi gradi di giudizio, che sicuramente renderanno giustizia di questa triste vicenda, non si può fare a meno di rivendicarne l’abissale distanza da quella che ha riguardato il povero Willy Monteiro, censurando chi quella differenza fa finta di non vedere”.
Secondo gli avvocati “basterebbe guardare agli esiti delle perizie medico-legali espletate nei due processi, per rendersene facilmente conto. Si legge in quella relativa aI Willy Monteiro che il medesimo fu sottoposto ad un’aggressione fisica prolungata, consistita in colpi violenti e ripetuti in varie parti del corpo, tali da provocare lesioni di vari organi vitali fino a determinarne l’arresto cardio-circolatorio.
Tutt’altro – a parere dei legali – il caso del povero Monopoli nel quale, secondo le risultanze della perizia disposta dal Giudice, ‘si è trattato di lesioni di entità assai modesta, del tutto usuali quali conseguenze di una colluttazione non prolungata e di scarso rilievo, le quali, in termini generali, non sarebbero certamente da giudicare idonee a cagionare lesioni mortali’ e che, tuttavia, hanno provocato la massiva emorragia cerebrale che colpì il Monopoli, a causa della ‘preesistenza’ di un aneurisma cerebrale, ovvero, di un vaso altrimenti malato (‘meiopragico’). Per queste ragioni, i periti concludono per l’assoluta eccezionalità della morte del povero Monopoli, che non sarebbe altrimenti spiegabile, senza la preesistente patologia del vaso cerebrale, per di più aggravata da altre gravi ‘criticità’ evidenziate a carico de ‘la gestione clinica del paziente’ durata sette lunghi mesi. Questi sono i fatti e non è chi non veda quanto siano diversi tra loro!”.
E ancora: “Tutto il resto appartiene all’estremo tentativo di utilizzare i mezzi di informazione per continuare a svolgere un processo infinito e fuori dalle aule di giustizia, non per la ricerca della verità, ma solo per ottenere il riconoscimento di una tesi precostituita, forse per lenire temporaneamente le ferite, ma certamente alimentare inutili e malsane tensioni sociali. In attesa del giudizio di appello, forti di quegli accertamenti peritali – concludono gli avvocati dell’imputato -, possiamo dire che Stallone Francesco non è un ‘assassino’“. (In alto, Donato Monopoli; nel riquadro, Stallone)
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