È ad un passo dall’espulsione dal M5S, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La geografia attuale del Movimento conta 72 senatori e 155 deputati. Ma nelle chat circolano già elenchi di quanti potrebbero scegliere di andare col ministro targandosi come dimaiani doc: tra i 15 e i 30.
Altri, poi, potrebbero lasciare, dopo il voto web sul limite dei due mandati. In Capitanata tranne l’assessora Rosa Barone sono in pochi ad avere un rapporto stretto con Di Maio. Le origini di Giuseppe Conte hanno avvicinato quasi tutti i portavoce locali all’ex premier.
“C’è una guerra dentro il MoVimento in provincia di Foggia in atto dal 2018 dovuta alla competizione dei meet up provinciali. È normale che ognuno voglia fare la prima donna. Ma i fatti parlano da soli. Ognuno deve dimostrare alla propria base, la Voce, e al proprio elettorato cosa è stato in grado di realizzare in 5 anni per il proprio territorio finalizzato al suo sviluppo economico e sociale. Le chiacchiere stanno a zero, credo che Lovecchio sia uno dei pochi ad avere le carte in regola per il coordinamento provinciale, con Donno coordinatore regionale”, rimarca l’agronomo Roberto Carchia, tra i più barricaderi del M5S ed ex collaboratore di Saverio de Bonis.
Secondo molti, espellere Di Maio “dal fu M5s” è un atto dovuto se non altro per controbilanciare le tante espulsioni di portavoce e attivisti “che hanno sacrificato la loro vita in nome di un ideale tradito”.
Per tanti attivisti, Di Maio è colui che avrebbe fatto compiere al MoVimento i maggiori errori, “riesumando la peggiore politica che la repubblica italiana abbia mai conosciuto”.
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