“L’elevata infettività di Omicron ha fatto sì che, dopo le festività, molte persone si sono infettate contemporaneamente. In poche settimane la nuova variante ha spazzato via la Delta. I vaccinati hanno mostrato sintomi molto lievi, mentre nei non vaccinati abbiamo avuto problemi importanti. Chi arriva oggi in gravi condizioni al Pronto soccorso non è vaccinato”.
È l’analisi del professor Sergio Lo Caputo, del reparto di Malattie infettive del Policlinico “Riuniti” di Foggia. “Chi non è coperto dal vaccino, con questa variante è a serio rischio di contrarre una forma grave di malattia anche nei prossimi mesi”. Ad essere colpiti sono anche i giovani. “Abbiamo avuto anche ragazzi di 38 anni, non vaccinati, che sono finiti direttamente in Rianimazione – spiega -. Un errore decisivo è quello di continuare a stare a casa, oppure curarsi in maniera inappropriata – per esempio con cortisone -: questo comporta il peggioramento delle condizioni e l’arrivo al Policlinico in condizioni gravi. Così sono già privati dei due terzi delle terapie che potrebbero essere utili al miglioramento del quadro clinico”.
Infatti, l’approccio con monoclonali e antivirali è consigliato nei primi cinque giorni dall’infezione. A Foggia il tasso di occupazione dei reparti continua ad essere sostenuto. “Negli ultimi tempi si sono aggiunti diversi pazienti che si ricoverano per altre patologie e che risultano al contempo positivi, per cui sono concentrati nei reparti Covid. Questo è un dato che effettivamente sta pesando sulla tenuta del personale, che continua ad operare in un ambiente di isolamento estremamente faticoso. L’augurio è che con il decremento dei casi forse riusciremo nelle prime settimane di marzo a ridurre la pressione”.
Novità stanno arrivando sul fronte farmacologico, con l’annuncio della nuova pillola Pfizer Paxlovid che si aggiunge ai trattamenti già sperimentati. “Adesso per i pazienti fragili continuando ad arrivare richieste di monoclonali – chiosa Lo Caputo – o di antivirali in compresse. Ma bisogna somministrarli il prima possibile, altrimenti sono inefficaci. Per questo sottolineo l’errore dei non vaccinati di non sottoporsi alle cure per tempo”.
“Non bisogna far evolvere le patologie verso le forme più gravi, per questo il tempismo è decisivo – continua -. Gli anticorpi monoclonali vanno somministrati prima del ricovero, mentre per gli antivirali orali siamo molto più selettivi perché gli studi sono basati prevalentemente su non vaccinati, mentre noi abbiamo bisogno di risposte efficaci sui grandi numeri della pandemia”. Infine, chiarisce il motivo per cui nei bollettini aziendali non c’è più una differenziazione tra vaccinati e non vaccinati.
“Inizialmente serviva per renderci conto della distribuzione dei casi e sulla reale efficacia – conclude -, adesso invece i pazienti in condizioni gravi, cioè ventilati, in Rianimazione e Malattie infettive, sono tutti non vaccinati. La cosa grave è che alcuni di questi rifiutano anche le cure: un estremismo che danneggia il paziente e la struttura sanitaria, perché richiedono lunghi tempi di degenza, costi elevati e nessun beneficio clinico”.