I medici in prima linea aprono una breccia nel muro (di gomma) alzato dal ministero della Salute e dal Comitato tecnico scientifico per preservare le attuali misure di contenimento della pandemia. I ’bersaglieri di Porta Pia’ nell’occasione vestono i camici bianchi dei componenti del team tecnico scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma. Non un ospedale qualsiasi, bensì quello che, a fine gennaio 2020, prese in carico i primi due pazienti affetti dal nuovo Coronavirus presenti in Italia, la nota coppia di turisti cinesi. L’obiettivo dell’offensiva mossa dalla task force dello Spallanzani sta nellarevisione delle norme in materia di quarantena e isolamento sancite dalla circolare del ministero della Salute, datata 30 dicembre 2021 ed esplicativa dell’ultimo decreto legge varato dal governo. Disposizioni che finiscono per alimentare il tamponificio Italia (ieri oltre mezzo milione di test processati) e bloccare le attività produttive in un contesto pandemico mutato. Ora domina la variante Omicron, più contagiosa delle altre, ma meno grave e con un periodo d’incubazione ridotto a tre giorni.
“Le politiche di mitigazione dell’impatto della pandemia – scrive il team tecnico scientifico dello Spallanzani in un documento rilanciato su Facebook dal direttore sanitario della struttura, Francesco Vaia – devono oggi tenere conto di questo scenario mutato che tra l’altro ha determinato una pressione estremamente elevata sulle attività lavorative e produttive e sui servizi territoriali deputati agli interventi di controllo, ed ha indotto agenzie come l’Ecdc e Cdc statunitensi a rivedere le indicazioni di quarantena ed isolamento”.
Le proposte degli scienziati capitolini si concentrano proprio su queste due misure, la prima inerente chi è entrato in contatto stretto con un positivo, la seconda riguardante chi risulta contagiato alla luce di un tampone. Per la quarantena s’invoca la riduzione a 5 giorni della restrizione casalinga per chi non si è vaccinato e per chi ha ricevuto due dosi da oltre 120 giorni, con la possibilità di uscire da casa anche senza eseguire un test finale, a patto che si sia asintomatici. Al momento in questi casi la misura dura 10 giorni e necessita sempre di un tampone finale, molecolare o antigenico, negativo. Nessuna modifica suggerita, invece, per la disciplina relativa agli immunizzati con terza dose o con seconda da meno di 120 giorni: ok all’autosorveglienza.
Il discorso cambia in tema di isolamento. Sia per i vaccinati, sia per i non vaccinati lo Spallanzani spinge per una riduzione a 5 giorni della durata della misura, da archiviarsi anche senza tampone negativo, fatto salvo che si tratti di soggetti asintomatici e non residenti in contesti ad alto rischio. Si prospetta così uno scenario uniforme e assai differente rispetto a quello vigente che distingue fra sintomatici e asintomatici in una finestra temporale oscillante, a seconda dei casi e delle dosi di vaccino ricevute, fra dieci e sette giorni. E sempre con test finale per tornare alla vita sociale.
Il documento dello Spallanzani non interviene poi sulla querelle del bollettino quotidiano dei nuovi positivi che l’immunologa Antonella Viola e il virologo Massimo Clementi chiedono diventi su base settimanale, né sulla revisione dei criteri di computo dei ricoverati. Al momento vengono conteggiati insieme sia chi finisce in ospedale, perché ha sintomi legati al Covid, e chi si rompe una gamba e, una volta al pronto soccorso, scopre di essere positivo.
(Quotidiano Nazionale)