Una “fitta rete di relazioni”, un’agenda talmente ampia che farebbe passare in secondo piano il ruolo di direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia, al punto che le dimissioni non sono state ritenute un elemento utile per la revoca degli arresti. Per questo, le dimissioni di Vitangelo Dattoli (foto sopra) sono state respinte dal gip Armando Dello Iacovo dopo gli interrogatori di garanzia.
“Le dichiarazioni degli indagati – è riportato nella decisione del gip – non hanno scalfito il quadro indiziario“. In particolare, sul manager barese, “le argomentazioni spese in merito ai tre episodi di turbamento della gara” per il trasporto organi al Policlinico “Riuniti” di Foggia sono risultate “non convincenti” per diverse ragioni.
Innanzitutto, sulla contestata interposizione di Dattoli tra l’imprenditore Roberto Pucillo (patron di Alidaunia) e il dirigente del Patrimonio Costantino Quartucci, sulla questione dei “costi di posizionamento”, viene fatto notare che l’ex vertice dell’ospedale “ha ammesso il fatto storico (dicendo di aver ricevuto – presso la stazione ferroviaria di Foggia – un appunto scritto da Pucillo e dedicato proprio a quella questione)”, sostenendo che si era attivato “solo per prevenire contenziosi con l’imprenditore”: “intenzione – viene spiegato – che però non incide nella fattispecie ipotizzata, che è a dolo generico e prescinde da motivi o moventi”.
Ancora, sulla frase intercettata “fallo vedere all’avvocato”, che a detta dei legali di Dattoli non era riferito all’imprenditore (che di fatto è un avvocato, ndr), ma “a propri consulenti legali”. “Questa frase – scrive il gip – viene pronunciata da Quartucci (attribuendola a Dattoli) appena dopo aver detto a Antonio Apicella (cognato di Pucillo) di ‘dire all’avvocato – cioè a Pucillo – che quesa qua ce la deve smontare’, a riprova del fatto che Quartucci aveva perfettamente inteso che Dattoli si riferisse a Pucillo”.
Infine, Dattoli in sede di interrogatorio “ha smentito di aver dato a Pucillo (per quanto da quest’ultimo riferito nelle captazioni) suggerimenti finalizzati ad ‘avvicinare’ due membri della commissione di gara: le dichiarazioni però sono apodittiche e insondabili, senza contare che l’argomento logico ad esse sotteso (cioè che tali suggerimenti sarebbero stati inutili, a gara ormai definita) è smentito dalla tempistica dei fatti, visto che la prima captazione sul punto è datata 27 novembre 2019, ben tre mesi prima dell’aggiudicazione della gara”.
In un passaggio, viene fatto riferimento ad un’altra gara, quella per il nuovo assetto di via Pinto, finita in un “binario morto” dopo il ritiro di una delle pretendenti, quella dell’imprenditore barese Giuseppe Fragassi, che Dattoli ha detto di conoscere (vengono citati anche gli ingegneri Stefanelli e La Macchia). Sul punto è stata sottolineata la “fitta agenda di relazioni” del manager, fattore che “destituisce di rilievo la cessazione (per dimissioni) della carica da lui rivestita presso la stazione committente, che è un dato meramente formale ‘sopravvalutato’ dal Pubblico ministero nel suo parere favorevole alla revoca degli arresti domiciliari”.