“Tra pale e pannelli il nostro sembrerà un paesaggio lunare”, nel Foggiano battaglia contro rinnovabili. Ma Sarcone dice: “Sono solo”

Duro il sindaco di Ascoli Satriano: “La vera novità di questi impianti è tutta da vedere, ma quello che mi preme è rimarcare il discorso del deturpamento paesaggistico”

“Nel mio territorio c’è una vera e propria aggressione nei confronti dei terreni agricoli, in modo particolare nelle zone industriali, dove è molto più corta la procedura per l’insediamento di pannelli agrovoltaici”. Non ci sta il sindaco di Ascoli Satriano Vincenzo Sarcone a subire le numerose richieste da parte di società che intendono realizzare negli agglomerati di pertinenza del Consorzio Asi degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il prossimo gennaio l’ente consortile, presieduto dall’ex poliziotto Agostino De Paolis, potrebbe approvare una modifica del regolamento che renderebbe meno complesso l’iter di installazione, nonostante gli impianti fotovoltaici classici e quelli green comportino un notevole consumo di suolo produttivo senza avere una significativa ricaduta in termini occupazionali e di sviluppo industriale delle zone interessate.

Il Consorzio Asi, tuttavia, ha dato mandato alla struttura tecnica di individuare, nei vari agglomerati ASI, eventuali aree di limitata estensione per le quali motivi specifici, quali caratteristiche geofisiche del suolo, vincoli ambientali di vario tipo, eventuale posizione sfavorevole e quant’altro, rendano di fatto difficile la realizzazione di insediamenti di tipo industriale.

La zona industriale di Ascoli è ampia 7 ettari, in parte di proprietà comunali e in parte privati, ma la gestione è dell’Asi. Oggi sono insediate una decina di imprese che garantiscono occupazione per circa 200 persone, quasi tutte ascolane. “Attualmente il parere del consorzio è negativo, può esserci fotovoltaico solo nelle zone marginali, ma il problema qual è? È che c’è una proposta di modifica, che agli inizi di gennaio verrà presentata all’assemblea dei soci, sembra che ci siano delle lobby che fanno pressioni. Spero che il territorio e che i sindaci si facciano sentire. L’agrovoltaico, così come presentato, può essere una grande bufala. Quali sono le colture adatte che possono crescere sotto questi specchi di silicio?”, si chiede Sarcone a l’Immediato.

“La vera novità di questi impianti – continua – è tutta da vedere, ma quello che mi preme è rimarcare il discorso del deturpamento paesaggistico, tra pale e fotovoltaico il nostro sembrerà un paesaggio lunare. I Monti Dauni vivono di grano, quanto devono essere alti i panelli affinché il grano sia produttivo? Già cambiare coltura significa creare un deturpamento del paesaggio. Io sono profondamente contrario, approvare il fotovoltaico significa togliere terreno agricolo fertile e ridurre la capacità occupazionale del territorio. Se assicurano 14mila euro all’anno per una pala, quale agricoltore vorrà più coltivare il suo terreno? Ascoli con 6mila abitanti, rischia di essere depauperata del suo paesaggio e della sua ricchezza perché questi impianti non creano lavoro, ma lo sottraggono”.

Sarcone ha l’impressione, come spiega, di non avere molti alleati sui Monti Dauni. Il suo attacco è duro. “A me sembra di essere solo, mi pare che ci sia un deus ex machina che coordina queste lobby parlando di progresso e agitando la transizione ecologica, che è una buona cosa, ma non può essere un dogma, se si realizza sulle spalle dei territori svantaggiati. Noi sindaci non abbiamo voce in capitolo, vedo ancora persone, docenti universitari e tecnici Gal, fare convegni e proporre pale e pannelli, come se il passato non ci avesse insegnato niente. Le comunità non hanno royalties dal 2010, non vedo come mai possa garantire sviluppo installare altri pannelli. Intravedo solo l’impoverimento dei Comuni”, l’amara chiusura di Sarcone.



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