È entrato nel vivo il processo a Giuseppe La Piccirella, alias “il professore”, nome storico della mala sanseverese. L’uomo, 63 anni, è accusato di mafia, traffico di droga, 5 imputazioni di spaccio, duplice tentato omicidio, 3 estorsioni, 4 tentativi di estorsione, gambizzazione, 9 imputazioni di armi, 3 di ricettazione e 1 di furto. La Piccirella fu arrestato nel 2019 nel blitz Ares insieme a decine di esponenti di spicco della mafia di San Severo ma anche di Foggia. Quasi tutti scelsero il rito abbreviato, tranne “il professore” e il 65enne Giuseppe Spiritoso, nome noto della criminalità foggiana, detto “Papanonno”. La posizione di quest’ultimo è più marginale, risponde per alcune presunte cessioni di droga. Entrambi gli imputati hanno optato per il rito ordinario e vengono processati a Foggia, giudice Mancini. Nei giorni scorsi, nuova udienza con La Piccirella presente in videoconferenza, collegato dal carcere di Teramo dove è detenuto in regime di Alta Sicurezza. In aula, la pm della DDA di Bari, Bruna Manganelli, esperta di mafia sanseverese, in queste settimane impegnata anche per fare luce sui recenti agguati avvenuti in città.
Al centro del procedimento c’è anche la tentata estorsione ai danni di un macellaio di San Paolo di Civitate. La Piccirella presunto mandante, mentre autori materiali Libero Ciociola, Giovanni Minischetti e Antonio Florio, tutti e tre già condannati in abbreviato rispettivamente a 10 anni e 8 mesi, 8 anni e 13 anni e 4 mesi. Secondo l’accusa, gli imputati chiesero alla vittima circa 100mila euro; nel marzo 2016 vennero anche esplosi colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio contro la serranda dell’attività commerciale. Ma la vittima denunciò tutto alle forze di polizia. Cruciale nel processo la deposizione di un ispettore della squadra mobile che firmò l’intera informativa. L’investigatore verrà sentito anche nelle prossime udienze sull’intera attività investigativa. I difensori, su richiesta della procura distrettuale, sono stati invitati ad acquisire l’informativa con diritto di controesame ed esame essendo l’ispettore anche un teste della difesa. Attesa, dunque, per le prossime tre udienze, già fissate tra inizio ottobre e i primi giorni di novembre.
Il legame con Rocco Moretti e il processo “Day Before”
La Piccirella fu condannato non molto tempo fa per la tentata estorsione da 200mila euro ai danni di un imprenditore, vittima della mafia foggiano-sanseverese. Per questa vicenda vennero condannati anche Domenico Valentini, morto suicida in carcere ad aprile scorso, e il boss della “Società Foggiana”, Rocco Moretti detto “il porco”. Ora ecco un nuovo capitolo nella carriera giudiziaria del “professore”, elemento di spicco della criminalità organizzata locale come già conclamato con la sentenza di condanna a oltre vent’anni di reclusione, per associazione di tipo mafioso e omicidio, inflittagli nell’ambito della storica indagine “Day Before” del 1995.
Le condanne di “Ares”
Già condannati a lunghe pene alcuni dei principali boss sanseveresi che scelsero il rito abbreviato nel processo “Ares”. In questo procedimento è stata indicata per la prima volta l’associazione criminale di stampo mafioso nella “città dei campanili”. Le batterie criminali sono state definite indipendenti anche rispetto alla “Società Foggiana”. Tra le condanne spicca quella a diciotto anni di reclusione a Franco Nardino detto “Kojak” (la procura chiedeva 21 anni) capo del clan Nardino e nome storico della malavita sanseverese, già coinvolto in altri processi di mafia. Sedici anni e otto mesi a Roberto Nardino detto “Patapuff”, fratello di Franco. L’accusa chiedeva 18 anni. Davanti ad altro giudice, invece, è stato condannato a 16 anni di reclusione Severino Testa alias “Il puffo”, altro pezzo da Novanta della mafia sanseverese. Con lui a processo c’era Carmine Delli Calici, quest’ultimo condannato a 11 anni. (In alto, da sinistra, La Piccirella ai tempi di “Day Before” e Spiritoso; sullo sfondo, un’aula di tribunale)