È netta la nota dell’ex consigliere comunale Paolo La Torre, ex assessore all’Urbanistica dal 2019 al 2021 ed ex capogruppo della Lega al Comune di Foggia. Al centro della sua disamina la scelta del Commissario Marilisa Magno (già tradotta in specifici atti amministrativi) di non svolgere concorsi pubblici per la copertura dei posti previsti dalla Pianta Organica del Comune di Foggia per le categorie C e D, ma di attingere dalle graduatorie di altri Comuni, facendo ricorso all’assunzione di coloro i quali siano risultati idonei.
“È bene precisare che si tratta di una decisione ampiamente legittima, che la legge consente e prevede”, osserva Paolino La Torre, ma specifica: “E tuttavia, dal mio punto di vista, una strada che non considero la migliore possibile. Soprattutto in realtà come quella di Foggia, con un alto tasso di disoccupazione e con una criminalità organizzata che recluta proprio tra le giovani generazioni senza lavoro la sua principale manovalanza. È evidente che consentire lo svolgimento dei concorsi non avrebbe assicurato alcun diritto di assunzione ai ragazzi della nostra città. Avrebbero però offerto loro una possibilità, una chance, un’occasione, una speranza. Un’opportunità per la quale l’Amministrazione comunale e la città hanno compiuto significativi sacrifici, poiché le possibilità di assunzione erano strettamente legate ad un’efficace azione di risanamento del bilancio”.
Io leghista comprende, rileva, “l’esigenza di rafforzare nel più breve tempo possibile una platea di dipendenti esigua e al di sotto delle necessità di Foggia su cui si è fondata la decisione del Commissario. Ma penso che, accelerando al massimo le procedure, si potesse percorrere comunque percorrere la via dei concorsi. Proprio per l’importanza che questo passaggio avrebbe rivestito sul piano economico e sociale per la città. E dispiace che la scelta del Commissario sia stata assunta in assenza, ad esempio, di un confronto con le organizzazioni sindacali, che credo avrebbero sposato l’ipotesi concorsuale piuttosto che l’immissione in organico di idonei provenienti da concorsi svolti in altri Comuni”.
La sua conclusione è accorata.
“Resta in me l’amarezza per ciò che poteva essere e che, evidentemente, non sarà possibile ottenere. Un’amarezza che suppongo sia condivisa da larga parte della nostra cittadinanza”.