“Quasi tutti sono convinti di aver sbagliato e si dicono pronti, una volta usciti dall’ospedale, a invogliare altri, amici e parenti, a vaccinarsi”. Nel reparto di medicina sub-intensiva della struttura per le maxi emergenze nella Fiera del Levante di Bari, i ricoverati Covid sono oggi sei, cinque dei quali non vaccinati e due di loro per scelta, “convinti No-Vax” dice la dottoressa Chiara Morano, dirigente medico del reparto Covid dell’ospedale della Fiera, gestito dal Policlinico di Bari.
La dottoressa Morano in questo anno e mezzo di pandemia ne ha visti tanti di pazienti, attaccati ai respiratori, con difficoltà a muoversi e parlare. E oggi si trova ancora a lottare per salvare vite colpite dal virus. “Quando arrivano hanno paura – dice – la stessa paura che abbiamo visto in tutti i pazienti che abbiamo curato in questo anno e mezzo di pandemia, solo che prima erano pazienti che inconsapevolmente si erano infettati, ora magari sono pazienti che potevano evitarlo se avessero fatto il vaccino in tempi utili”.
Tra i sei pazienti ricoverati nel reparto di terapia sub-intensiva in Fiera, c’è un solo vaccinato, un 85enne con diverse patologie pregresse, mentre tutti gli altri hanno contratto il virus senza essere protetti dal vaccino: ci sono due turisti francesi appena 22enni, una signora 60enne in attesa dalla dose e altri due, un 60enne e un 42enne, che per scelta non si sono vaccinati.
Nei giorni scorsi altri due pazienti, anche loro non vaccinati, sono finiti in rianimazione e sono ancora ricoverati lì. Uno di loro, un pentito No-Vax, “aspetta che giornalmente lo andiamo a trovare – spiega il medico – per sentire la nostra voce, perché siamo l’unico gancio con l’esterno, comunichiamo le condizioni cliniche ai parenti e da questi ci facciamo raccontare quello che loro vorrebbero dire ai loro cari per poi trasferirlo”.
Questo paziente e quasi tutti coloro che finiscono in ospedale per le conseguenze del Covid, “una volta che hanno contratto il virus e che vivono sulla propria pelle le problematiche che al virus sono legate, soprattutto quelle polmonari – racconta la dottoressa Morano – è chiaro che un ripensamento sulla eventualità di aver potuto fare il vaccino e non averlo fatto lo hanno. Qualcuno, ma ce ne sono capitati solo uno o due, rimane invece ancora convinto No-Vax. Tutti gli altri dopo essere finiti in ospedale si sono convinti che avrebbero potuto fare il vaccino e, anzi, quando vengono dimessi, ci dicono che una volta usciti invoglieranno altre persone a fare il vaccino”.
Nella struttura barese per le maxi emergenze sono stati ricoverati anche “interi cluster familiari che non erano vaccinati – ricorda il medico – Alcuni li abbiamo anche trattati tutti insieme in ospedale. Loro poi ci chiedevano di comunicare con i loro parenti e dicevano ‘vaccinatevi perché qui dentro la situazione è davvero disastrosa’. Essere a diretto contatto con la malattia modifica un po’ il pensiero che avevano fuori, perché chi è fuori non ha la percezione di quello che può succedere, della gravità di essere attaccati ad un apparecchio di ventilazione, di rimanere per tanto tempo chiusi, di non riuscire a respirare. Chi è fuori magari lo sente raccontare ma non ne ha la percezione immediata. Quando però ti tocca personalmente comprendi che è una cosa seria. Quindi la maggior parte dei pazienti ci chiedeva di avvertire e sollecitare i familiari a vaccinarsi”.
Alcuni, i più scettici, chiedono ai medici, in reparto, notizie tecniche sui vaccini “anche per rassicurare i familiari fuori”. I dati sui ricoveri, in fondo, non lasciano spazi a molti dubbi: il 90% di chi finisce oggi in ospedale non è vaccinato. “Speriamo che il vaccino possa ridurre ancora l’ospedalizzazione” dice la dottoressa Morano, spiegando che se i ricoveri stanno ancora aumentando è anche perché “per la nostra irresponsabilità come cittadini, purtroppo il virus continua a circolare”. (Fonte Repubblica)