“È stata una bravata, abbiamo sparato a salve in più punti di San Severo e non sapevamo nemmeno che lì abitasse la famiglia di quello ucciso. La nostra è stata una stupida pagliacciata…”. Sono le parole di due ragazzi incensurati di 18 e 17 anni presentatisi ieri mattina spontaneamente al commissariato della polizia di stato di San Severo per raccontare la loro versione dei fatti su quanto accaduto sabato sera in viale Caduti di via Fani quando sono stati esplosi due colpi di pistola – a salve – a poca distanza dall’abitazione di Matteo Anastasio, 42 anni, il pregiudicato ucciso in un agguato avvenuto nella notte tra l’11 e 12 luglio su viale Matteotti. Agguato in cui è rimasto gravemente ferito il nipote Antonio di 6 anni, tuttora ricoverato in prognosi riservata presso il reparto rianimazione dell’ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari. I due ragazzi – accompagnati dall’avvocato Luigi Marinelli – hanno reso dichiarazioni spontanee permettendo anche il recupero della pistola con cui hanno sparato facendo balenare l’ipotesi che si trattasse di un prosieguo della probabile ‘guerra’ scoppiata negli ambiti malavitosi cittadini.
I due giovani sono stati interrogati dagli agenti della squadra mobile di Foggia e dai colleghi del commissariato di San Severo. Nel corso dell’interrogatorio davanti al loro difensore, avrebbero puntualizzato e ribadito che non c’è alcun legame tra l’omicidio e la loro bravata. “Abbiamo sparato in tre punti della città – avrebbero spiegato agli inquirenti – anche davanti casa nostra dove potrete recuperare i bossoli dei colpi esplosi. Manco sapevamo chi abitasse nelle case dove abbiamo sparato”. Sono state le rispettive famiglie a invogliare i loro figli a presentarsi alla polizia e a ribadire la loro estraneità all’assassinio di Anastasio. La loro posizione è ora al vaglio degli inquirenti. (fonte gazzetta del mezzogiorno)