Stangata a Raffaele Fitto, eurodeputato ed ex presidente della Regione Puglia, candidato governatore alle scorse Regionali, sconfitto da Emiliano. Il politico di Fratelli d’Italia – lo riporta Repubblica Bari – dovrà risarcire di 454mila euro la Regione Puglia. Lo ha deciso il tribunale civile di Bari in quella che è la coda di un procedimento penale ventennale che ha visto Fitto uscire tra assoluzioni e prescrizioni. “Un presidente avulso dalla democrazia e dalla legalità” scrivono i giudici, “nonché dal rispetto” per gli uffici. E per chi ci lavorava.
La questione – scrive ancora il giornale fondato da Scalfari – riguarda il reato di falso, da cui Fitto è stato prescritto, per una delibera sulla gestione delle Residenze sanitarie per anziani. Tutto parte da una delibera del 2004 con la quale Fitto affidava la gestione a imprese private, sulla base di un requisito che secondo i magistrati era falso: la carenza di personale nel pubblico che, invece, non c’era. Il tribunale civile di Bari (terza sezione civile, presidente Vittorio Gaeta) parla di “una sussistenza, al di là di ogni ragionevole dubbio, del dolo di Fitto, il quale volle e preparò l’apertura generalizzata al privato nelle Rsa, sollecitando in ogni modo pezze di appoggio dagli uffici competenti e poi travisando consapevolmente i dati ricevuti”.
“Il falso ideologico commesso da Fitto – riporta la Corte – ha provocato un enorme danno alla credibilità e all’immagine della Regione. Il suo organo di vertice più importante, un presidente scelto dagli elettori, prese una decisione essenziale in materia di sanità, la più importante sul piano socio-economico tra quelle attribuite all’ente, creando sulla base di falsi presupposti il ‘ponte’ necessario per un successivo processo di privatizzazione delle Rsa”. Un’operazione che Fitto avrebbe effettuato “pressando uffici amministrativi e qualificati dirigenti di Asl e di Ares, fino a prevaricare e travolgere persino gli assessori da lui scelti in virtù di un vincolo di fiducia politica e personale. Un atteggiamento autocratico proprio di chi evidentemente considerava soltanto il risultato da perseguire, al di là di procedure, rispetto di regole legali e amministrative, e persino rispetto personale e politico verso i suoi assessori”.