Dalla crisi delle scuole di specializzazione (fino a qualche anno fa erano a rischio in Puglia), al raddoppio degli ingressi. Il piano per i prossimi sei anni dell’Università di Foggia, con l’incremento a 180 immatricolati (da 100), sarà linfa vitale per i reparti del Policlinico Riuniti. L’annus horribilis dell’emergenza Covid ha mostrato tutte le lacune si un sistema che era già in affanno. Il sacrificio di medici, infermieri ed operatori è stato l’acceleratore dei processi di potenziamento del sistema sanitario.
Così, ciò che è stato un imbuto per anni, con la forbice sempre troppo ampia tra laureati in medicina e specializzandi, al punto da spingere la Regione Puglia ad investire risorse di bilancio, è diventata la molla per allineare disponibilità e fabbisogni. Per questo, in Capitanata sono arrivati 20 milioni di euro. Un investimento notevole, decisivo per portare all’ateneo diversi docenti di alto rango. “È un risultato straordinario – commenta il rettore, Pierpaolo Limone -, stiamo già lavorando sulla Bat per potenziare ulteriormente la nostra offerta con nuovi corsi di medicina. La Regione Puglia ci sta sostenendo e questo è determinante per chiudere percorsi complessi come quelli dell’accreditamento”.
Alla conferenza stampa di oggi, in via Gramsci, erano presenti il direttore generale del Riuniti, Vitangelo Dattoli, il preside di Medicina e chirurgia Gaetano Serviddio, il direttore del dipartimento Nefro Urologico, Giuseppe Carrieri e Maria Teresa Caiaffa, responsabile di Allergologia e Immunologia clinica universitaria. “Il Covid ci ha dimostrato che servono più medici e meglio formati – ha chiosato Serviddio -, ora serviranno più aule e ulteriori investimenti per essere ancora più attrattivi. La sfida di oggi è quella del doppio canale a medicina, dimostrando ancora una volta che Foggia è una scelta di qualità e non di quantità”.
Negli ultimi tempi, come sottolineato da Carrieri, si assiste all’arrivo di ragazzi anche dal Nord. Una inversione di tendenza che dovrà essere sostenuta dall’attrattività del territorio. “Si tratta di un grande riconoscimento per la nostra università, giovane perché piena di entusiasmo – ha spiegato -. Nuovi medici significano nuova linfa e, di conseguenza, miglioramento dell’assistenza sanitaria. Il prossimo passo sarà quello di favorirne il radicamento territoriale, per migliorare anche il contesto in cui si troveranno a lavorare e a vivere”. Un discorso che, come detto, potrà essere mutuato anche nella provincia di confine. C’è già l’accordo con il direttore generale dell’Asl, Alessandro Delle Donne, per il percorso avviato dall’Unifg, che porterà nei prossimi sei anni l’azzeramento del gap tra laureati in medicina e specializzati.
A dar man forte a questo disegno, la decisione del ministero – come precisato da Caiaffa – di accrescere gli ingressi al concorso nazionale di 3mila unità e la possibilità di scorrere le graduatorie oltre il termine perentorio di dicembre. “Di fatto – dice – ci sarà un allineamento tra ingressi e fabbisogni”. Un aspetto rilevante, perché determinante per far ‘respirare’ gli ospedali: gli specializzandi, infatti, vengono regolarmente impiegati in corsia. Nel policlinico ce ne sono circa 7 per dipartimento. L’ateneo sta inoltre lavorando sull’accreditamento della scuola di Cardiochirurgia. “Abbiamo già un docente, stiamo avviando le procedure per altri due – racconta Limone -. Così potremo chiederne attivazione. Entro un anno il percorso potrà essere concluso”. Parallelamente, il Riuniti sta lavorando sul reparto, senza trascurare le esigenze di medicina e chirurgia d’urgenza. “Abbiamo una penuria di medici in pronto soccorso – ammette Dattoli -, c’è ora una soluzione di medio termine con l’ingresso di 20 specializzandi per anno. Nel frattempo prepariamo il campo per l’avvio della Cardiochirurgia, emblema del potenziamento della sanità nel nord della Puglia. Abbiamo già assunto 5 medici, iniziando le procedure per cardioanestesisti e tecnici. La sede è già pronta. Con la più grande Cardiologia della Puglia, potremo garantire una assistenza di grande livello. Di fatto si sta concretizzando il passaggio da ospedale a policlinico”.
“Se non hai scuole di specializzazione sul territorio, è un fallimento – conclude Serviddio -, negli ultimi due anni ne sono state attivate 15. Il numero di iscritti nelle università pugliesi è di 640 unità, mentre il fabbisogno di specializzandi è di 750: in pratica li specializziamo tutti. Molti giovani che arrivano da fuori all’inizio sono spaventati, poi mettono le radici nella nostra splendida regione. Questo – conclude – è un vantaggio per l’ospedale, ma è soprattutto fonte di contaminazione positiva per il territorio”.