Colpo di scena al Comune di Foggia, Landella “imita” Orazio Ciliberti e pensa ad autosospendersi. Pronto Nembrotte al suo posto

La partita riguarderebbe sei progetti di rigenerazione urbana legati al Dpcm di gennaio e la modifica del piano triennale delle opere pubbliche. Intanto, stop alle commissioni consiliari

Una nuova pazza idea sta balenando nella mente del sindaco di Foggia dimissionario, Franco Landella indagato per corruzione insieme alla moglie proprio mentre nel Palazzo è insediata la Commissione d’accesso per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nell’ente comunale.

Scadono il prossimo 24 maggio, lunedì, quando è convocata anche la prima seduta del Consiglio comunale per le surroghe e i subentri consiliari, i 20 giorni a sua disposizione per ratificare e ufficializzare le dimissioni o per ritirarle. Ebbene, Landella avrebbe immaginato una soluzione che salverebbe capre e cavoli. Ossia salverebbe e la sua carriera politica (che in caso di dimissioni, con ogni appuntamento elettorale locale e nazionale lontanissimo, finirebbe per sempre nella polvere) e le varie poste del potere che ancora sono sospese al Comune, con i relativi appalti e disposizioni per la collettività.

Secondo i rumors, il primo cittadino al suo secondo mandato sarebbe pronto in queste ore ad “autosospendersi” dalla sua carica di sindaco e consigliere comunale per trasferire le sue prerogative al vicesindaco, l’ingegner Nembrotte. In realtà l’istituto dell’autosospensione del sindaco non esiste. La norma prevede infatti le dimissioni, l’impedimento permanente, la rimozione, la decadenza o il decesso. Solo in queste ipotesi interviene il vicesindaco. Così come interviene nel caso di “sospensione” del sindaco da parte della Prefettura. Una sospensione che nel caso di Landella non c’è stata, forse proprio in virtù delle sue dimissioni.

Tuttavia la fattispecie dell’autosospensione come decisione politica esiste ed ha dei precedenti illustri come quelli dell’ex sindaco Orazio Ciliberti che si sospese a favore della reggenza del vicesindaco Tito Salatto e del sindaco di Milano Beppe Sala. Quest’ultimo sterilizzò la sua azione amministrativa, quando fu colpito da un provvedimento legato al suo incarico di manager per l’Expo. Sala non firmava atti, non partecipava alle Giunte e neppure alle sedute di Consiglio comunale.

Insomma Landella, imitando questi casi, vorrebbe rendersi indisponibile alle attività, fino a quando sarà necessario. Fino a quando non chiarirà la sua posizione in Procura dove ha reso dichiarazioni spontanee proprio lunedì scorso. La partita, come riferisce a l’Immediato un dirigente politico del centrodestra unito, riguarderebbe sei progetti di rigenerazione urbana legati al Dpcm di gennaio e la modifica del piano triennale delle opere pubbliche.

La Giunta degli esperti rimarrebbe in piedi e sarebbe presieduta da Nembrotte al posto di Landella in modo da approvare questi progetti che scadono il 4 giugno. La domanda tuttavia resta una soltanto, dopo i vari interventi dei partiti politici della coalizione: la Giunta senza Landella avrebbe la maggioranza in aula per approvare atti e per andare avanti nella sua azione amministrativa? Chi vota in aula? Se i partiti saranno coerenti con le parole, non dovrebbe esserci nessuna maggioranza in Consiglio.

Ma ve n’è anche una seconda: la Giunta dei tecnici professionisti davvero è pronta a sacrificarsi a tal punto con un sindaco e un centrodestra così compromessi da indagini, arresti e delegittimazioni? Intanto, sono sospese anche le attività istituzionali delle Commissioni Consiliari, tranne che per motivi urgenti, e rimarranno sospese con decorrenza immediata e fino alla ricostituzione del “plenum” per il loro regolare funzionamento.

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