La Federazione Nazionale Pro Natura e il WWF Foggia chiedono l’immediato intervento della Commissione Europea del Ministero dell’Ambiente, del Parco Nazionale del Gargano, del Comune di Manfredonia, dell’Assessorato all’ecologia e della Regione Puglia per una urgente verifica presso l’Oasi Lago Salso dei lavori che hanno comportato la messa a coltura di una notevole parte dei terreni vincolati alla creazione di habitat naturali in seguito alla conclusione della Procedura di Infrazione numero 2001/4156 avviata dalla Commissione Europea, relativa alla non corretta applicazione delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.
“Si fa presente – si legge in una nota stampa divulgata dal WWF – che quanto segnalato riguarda la trasformazione di un sito di immensa valenza naturale in aree coltivabili, in violazione degli accordi presi con la Commissione Europea precedentemente menzionati. Lo stesso Comune di Manfredonia ha ricevuto dalla Regione Puglia un finanziamento di 500.000,00 euro che prevedeva la trasformazione di quei terreni in habitat naturali. In data 02.04.2021 Commissari Prefettizi del Comune di Manfredonia hanno inviato al liquidatore unico e all’Ente Parco Nazionale del Gargano e al Centro Studi Naturalistici ONLUS una missiva giusto protocollo n° di protocollo 14353/2021 riguardante la Revoca contratti di concessione di terreni agricoli comunali rep. 9617 del 14.05.2015 e rep. 9697 del 10.08.2015. Conclusione del procedimento.
L’area presentava, prima di questi interventi, sia prati-pascoli che zone umide su una superficie di circa 1.041 ettari, ed è annoverata tra le più importanti zone umide del Mediterraneo, costituendo un importante tassello della Rete Natura 2000 voluta dalla Commissione Europea per tutelare ambienti e specie minacciate a livello europeo. Per questo l’Oasi Lago Salso è inclusa dal 1996 nel Sito di Importanza Comunitaria “Zone umide della Capitanata” Important Bird Area (IBA) e dal 2007 nella Zona di Protezione Speciale “Paludi presso il golfo di Manfredonia”, dal 21 Marzo 2018 Zone Speciali di conservazione (ZSC) nonché ricompresa nel Parco Nazionale del Gargano.
Da una prima valutazione mediante il confronto delle foto satellitari (Fig. 1 di maggio 2021 e Fig. 2 di maggio 2020) le aree oggetto di trasformazione potrebbero anche superare i 100 Ha. Ma per una quantificazione più precisa sarebbe necessario effettuare dei rilievi (Foto 3 del 11 maggio 2021).
La Federazione Pro Natura e il WWF Foggia chiedono di verificare se per tali trasformazioni, è stata eseguita una specifica valutazione d’incidenza ambientale stante i vincoli e gli obblighi esistenti in quest’area particolarmente tutelata, vista tra l’altro la presenza di un comando dei carabinieri forestali e tenuto conto che l’Oasi è sotto il controllo di una società in liquidazione dove l’Ente Parco Nazionale del Gargano ha il 96% delle quote della società.
L’Oasi Lago Salso ricade come precedentemente scritto nel Parco Nazionale del Gargano, in una ZSC/SIC e ZPS e IBA per la presenza di: 2 habitat prioritari, 5 specie prioritarie tra anfibi e rettili, 1-2 specie di pesci prioritari, diverse altre specie di flora e fauna e ben 49 specie di uccelli ritenuti oggetto della massima tutela dagli obblighi comunitari. Pertanto, il danno che ne consegue in seguito alla messa a coltura è, in termini di conservazione delle specie e degli habitat, incommensurabile. La sottrazione o la cattiva gestione delle aree a pascolo, destinandole ad usi diversi da quelli naturali, riduce drasticamente le possibilità di alimentarsi, riprodursi e di effettuare altre attività indispensabili per la sopravvivenza delle singole specie.
La Federazione Pro Natura e il WWF Foggia propongono l’immediata sospensione degli interventi in corso e l’immediato ripristino delle condizioni iniziali. Pertanto si chiede alle autorità competenti di intervenire, per quanto di propria competenza, nell’accertare le eventuali responsabilità, omissioni e danni da parte di chi ha autorizzato i lavori. La Federazione Pro Natura e il WWF Foggia – riporta in conclusione la nota stampa -, ribadendo la necessità del ripristino dei luoghi, al fine di ridurre al minimo la compromissione del sito protetto, si riservano, in assenza di immediate risposte, di richiedere alla Commissione Europea l’avvio di una procedura di infrazione comunitaria”.