“Eravamo in attesa del pronunciamento del Tar sul ricorso dell’ex presidente Iaccarino sulla revoca del suo incarico. Il Tar ha dato ragione al Consiglio comunale, adesso possiamo cominciare la discussione sulla elezione”.
Con questa consapevolezza il presidente pro tempore Giulio Scapato, dopo la surroga del consigliere Antonio De Sabato alle dimissioni del capogruppo di Senso Civico Leo Di Gioia, ha dato avvio ai lavori per la elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale del Comune di Foggia, in un momento in cui la politica sta per abdicare il suo potere al Ministero dell’Interno, se, come è probabile, l’assise e l’amministrazione saranno sciolte per infiltrazioni mafiose.
La maggioranza di Franco Landella insieme a pezzi di opposizione neppure di fronte a questo drammatico e vergognoso evento è riuscita a trovare una sintesi, matura e all’altezza del ruolo. I Popolari Pugliesi e in particolare Max Di Fonso hanno rivendicato il loro peso, il più suffragato collegato su Zoom nel consiglio online a distanza, aveva un fondo con il numero delle sue preferenze ottenute nel 2019 quando militava nella Lega di Andrea Caroppo (1507 voti).
Da un lato, con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto Lucio Ventura, dall’altro Di Fonso, che come ha spiegato il capogruppo centrista Pasquale Rignanese è “sindacalista, persona di massima esperienza nel sindacato, la città soffre nello sviluppo economico e nell’opportunità di lavoro”.
Netto l’intervento di Ciccio D’Emilio, che ha rimarcato l’emergenza di proseguire nelle fasi progettuali della seconda stazione e i tanti finanziamenti con i fondi comunitari per la rigenerazione urbana, già cominciata ma solo all’inizio di un percorso.
“Intervengo in un momento difficile della vita cittadina, i vari accadimenti hanno dato una immagine emblematica della città di Foggia. La sentenza del Tar ci ha sottolineato la necessità di rieleggere un presidente, credo che al di là della necessità di fare il gesto, ma dobbiamo evidenziare e individuare una persona di equilibrio. C’è stato un susseguirsi di nomi, noi Fratelli d’Italia abbiamo convenuto ad individuare Lucio Ventura, a cui va il ringraziamento per aver tenuto alto sempre il valore e il nome e la funzione del consigliere comunale negli anni. In questo momento difficile raccogliere questa eredità non è una cosa semplice e chiedo all’aula di votarlo. Sapevo della volontà del gruppo dei Popolari di presentare Di Fonso sullo stesso scranno. Anche lui è meritevole di attenzione e sostegno. Noi non siamo contrari a posizioni differenti, ma nello stesso tempo oggi la esperienza si raccoglie intorno alla figura di Lucio Ventura prevalga per caratterizzazione, per possibilità di portare avanti un ruolo decisivo in questo momento difficile”.
“D’Emilio sta mandando benedizioni al suo preferito Ventura, come i giornalisti con Draghi. Sta diventando una noia l’intervento del consigliere D’Emilio”, lo ha incalzato l’ex presidente Iaccarino.
Forte il commento di Pippo Cavaliere, responsabile di alcuni esposti, dagli alloggi popolari al voto di scambio alle ultime amministrazioni, diventati determinanti per l’insediamento della commissione d’accesso: “I consiglieri comunali del centrosinistra abbiamo comunicato che non avremmo partecipato alla votazione della presidenza dell’assemblea. La riteniamo una scelta coerente e conseguente alla nostra azione di dimissioni collettive, una scelta dovuta dalla circostanza di aver constatato che questa maggioranza non riesce a portare avanti la risoluzione dei problemi della città. Purtroppo questa è una maggioranza che rimane invischiata da tempo immemore in questioni interne. Una scelta avvalorata dall’insediamento della commissione di indagine antimafia”.
Diversa la posizione di Quarato e Fatigato: “Noi abbiamo deciso di essere presenti e verificare fino all’ultimo secondo cosa succede. La commissione ha fatto male a tutta la città, spero che non emerga niente, ma già il sospetto ci addolora. Noi siamo per la città, non ci sottraiamo al confronto per trovare le soluzioni, per risalire dal precipizio. Non possiamo che prendere atto della linea della maggioranza dei consiglieri, un metodo sbagliato, che continua ad essere portato avanti. Non c’è nessuna pregiudiziale sui nomi proposti, ma è questione di metodo. Per un ruolo delicato, super partes e di congiunzione fra le diverse anime, noi abbiamo sempre detto che bisognava coinvolgere tutta l’assise comunale. Non potremo partecipare alla votazione di un candidato che è espressione solo della maggioranza. Noi abbiamo fatto una opposizione propositiva, se riusciamo a fare delle cose positive per la città, lo facciamo volentieri, ma troviamo delle barriere invalicabili rispetto alle nostre proposte”.
Landella si è mostrato ancora una volta in forte difficoltà: “Vorrei ricordare al consigliere Cavaliere, che non riesce a metabolizzare la sconfitta, che le sue insinuazioni con chiacchiericcio hanno invaso il campo della diffamazione. Io sono aperto ad accettare, ma non mi intimorisce. Era inevitabile dopo i fatti accaduti che la Prefettura avviasse quel procedimento con la commissione d’accesso, ma non possiamo lasciare la città, altrimenti ci sarebbe una indiretta ammissione. Voglio essere un alleato della commissione, non ho mai ricevuto nessun tipo di ingerenza. Se il consigliere Cavaliere ha da denunciare in questa aula, in maniera trasparente, così come ha fatto in Commissione antimafia, l’ingerenza di ambienti malavitosi, lo faccia. Anche sulle telecamere, quando ci siamo insediati non ne funzionava nessuna. Volete demolire Landella? Fatelo, ma fatelo con la leva della politica e del confronto non con le insinuazioni. Le istituzioni vanno salvaguardate, oggi discutiamo del ruolo del Presidente del Consiglio. Ho inviato una riflessione alla maggioranza per individuare una persona di garanzia, che potesse rafforzare il principio di trasparenza e super partes e vigilanza delle funzioni amministrative. Non vogliamo occupare spazi, avevo proposto di liberare il posto senza manuale Cencelli. Ringrazio il cartello elettorale dei partiti, dopo una lunga discussione, per non essere scivolati in identità di partito. Serve un uomo di lungo corso, che configura le caratteristiche della istituzione. Tutte le proposte sono legittime, anche quella dell’amico Massimiliano Di Fonso, ma oggi dobbiamo andare oltre i consenti e le appartenenze e gli steccati di contrapposizione. Mi batterò come un leone nei confronti di chi vuole raggiungere la demolizione con questi mezzi della città. Rinnovo l’appello alle opposizioni: lasciamo agli organi prefettizi di fare i loro accertamenti”.
Entrambi i candidati Di Fonso e Ventura hanno accettato la candidatura.
“Posso essere presidente anche con qualche giacca e con qualche camicia in meno. Il sindaco non sta più in mezzo alla gente. Io comprendo le sofferenze delle persone. Nessuno parla dell’emergenza abitativa, gli abitanti di Via San Severo e Borgo Mezzanone li abbiamo lasciati a morire. Quando aprite la bocca nessuno può consentirsi di dire che uno è autorevole e l’altro no. Lucio sai il bene che ti voglio, in bocca al lupo”, ha detto Di Fonso.
La discussione è andata avanti per le lunghe, con una doppia votazione.
12 voti per Ventura 4 per Di Fonso e 3 astenuti alla prima. Mancando i quattro quinti si doveva votare una seconda volta per abbassare il quorum, ma i Popolari guidati dal leader Leonardo Iaccarino hanno fatto mancare il numero legale.
Solo 13 i presenti su Zoom. Seduta deserta. A questo punto non sarebbe meglio sciogliere prima il Consiglio senza aspettare la Commissione portando avanti una inutile agonia?