Dopo la bomba persino il rammarico della vittima. Succede a Foggia dove il 18 novembre 2020 due malviventi fecero saltare in aria il locale di un perito assicurativo, Amedeo Matera in via Molfetta. L’ordigno provocò danni seri all’attività ma anche ad alcune auto in sosta. Procura di Foggia e carabinieri hanno arrestato il mandante, il 26enne Francesco De Stefano e il 50enne Antonio Consalvo, esecutore materiale al quale De Stefano consegnò la bomba. Il giovane voleva vendicarsi in quanto il perito non avrebbe curato la pratica relativa ad un presunto falso incidente stradale.
Ma dall’inchiesta è emerso un elemento preoccupante, evidenziato con vigore dal procuratore Ludovico Vaccaro nel corso della videoconferenza stampa di stamattina: “L’episodio scosse la cittadinanza. Una delle solite esplosioni che purtroppo caratterizzano il nostro territorio. Si è partiti dall’analisi delle immagini della videosorveglianza. Decisive anche le intercettazioni per individuare colui che aveva consegnato l’involucro contenente l’ordigno esplosivo. Imprescindibile l’apporto delle videocamere grazie alle quali si sono potuti acquisire i primi elementi per ricostruire l’accaduto. Ma c’è profondo dispiacere per l’atteggiamento ‘non esemplare’ della vittima. Dopo il grave attentato ai suoi danni – ha ricordato il procuratore Vaccaro -, l’uomo si è persino rammaricato, udite udite, perché i carabinieri erano riusciti a individuare gli autori. Parlando con una donna disse di temere di essere sospettato dagli autori dell’attentato di essere stato lui a segnalarli. Diceva: ‘Non so se andarli a trovare’. Invece di essere felice commentava: ‘Era meglio che non scoprivano niente. Quasi quasi vado io a trovarli per giustificare che non sono stato io a indicarli ai carabinieri'”.
Poi non andò ma solo perché sospettava che De Stefano e Consalvo fossero ormai pedinati dai carabinieri. “Un atteggiamento grave – ha tuonato Vaccaro -. Ma è mai possibile che la vittima di un attentato si debba rammaricare?! Quasi si sentiva in dovere di andare a spiegare. Poi non ci andò ma solo per paura di essere intercettato ed essere indicato come complice. ‘Questi avranno microspie – spiegava -. Se i carabinieri mi vedono andare da loro penseranno che sono un compagno’“. E ancora: “Non è possibile questo atteggiamento di sottomissione che poi è una delle caratteristiche delle organizzazioni criminali. È necessario un cambiamento culturale. Serve vicinanza alle forze dell’ordine”, ha concluso Vaccaro.