Si è tenuta l’udienza preliminare davanti al gup Protano del Tribunale di Foggia nel processo a carico delle quattro maestre (due di Foggia, una di Stornarella e una di Orta Nova) dell’asilo comunale di Carapelle, accusate dalla Procura della Repubblica di avere commesso una lunga serie di maltrattamenti contro i piccoli alunni, in un periodo tra ottobre 2018 e aprile 2019. Le indagini furono condotte dai carabinieri che riuscirono a piazzare delle videocamere nelle classi della scuola materna, grazie alle quali emersero numerosi episodi di violenza contro i bambini da parte delle loro insegnanti: schiaffi, strattoni, trascinamenti sul pavimento, urla, minacce (anche con un bastone), insomma tutta una serie di comportamenti ritenuti criminali dalla procura, che chiede il rinvio a giudizio per tutte le imputate. Quasi tutti i genitori si sono costituiti parte civile per conto dei figli e hanno chiesto di chiamare in causa come responsabile civile anche il Ministero dell’Istruzione, in quanto datore di lavoro delle maestre. Il giudice ha così autorizzato questa chiamata in causa ed ha disposto la citazione del ministero con un apposito decreto, che la nostra testata ha potuto consultare.
Abbiamo sentito uno dei difensori delle parti civili, l’avvocato Michele Sodrio, che si era fatto promotore nei mesi scorsi proprio di questa azione anche contro l’amministrazione ministeriale, oltre che contro le quattro maestre: “Si tratta di un primo importante risultato per noi, perché ci permette di agire per i risarcimenti anche contro il ministero, che è responsabile in quanto le imputate sono dipendenti pubbliche ed hanno commesso i reati proprio nell’esercizio delle loro funzioni di insegnanti. I fatti sono di assoluta gravità, come ho sempre sostenuto fin da principio, e soprattutto ci sono prove schiaccianti rappresentate dalle tantissime immagini delle videocamere nascoste e degli audio delle urla di queste maestre, che hanno disonorato l’altissima funzione di educatrici ed insegnanti. I bambini che io rappresento sono rimasti profondamente traumatizzati da tutte le angherie che hanno subito, come dimostrano anche le relazioni medico-psichiatriche che ho prodotto agli atti e dovranno essere risarciti per tutti i danni morali e materiali. L’altra battaglia sulla quale non intendo fare un passo indietro è quella sui provvedimenti disciplinari che dovrà adottare il ministero contro queste imputate, che non possono e non devono tornare a contatto mai più con dei bambini. Alla prossima udienza sapremo cosa deciderà il gup sul rinvio a giudizio e quindi sull’inizio del processo vero e proprio”.