L’ex giudice di Trani Michele Nardi è stato condannato a 16 anni e 9 mesi di reclusione con radiazione dalla Magistratura. Lo riporta Repubblica Bari. Nelle scorse ore, il Tribunale di Lecce, presieduto dal giudice Pietro Baffa, ha accolto le ipotesi accusatorie, secondo cui Nardi avrebbe organizzato e gestito un sistema corruttivo, che avrebbe piegato la funzione giudiziaria a interessi privati. Della questione se ne occupò ampiamente l’Immediato nei mesi scorsi. Oltre al magistrato – fa sapere sempre Repubblica Bari – sono stati condannati il poliziotto Vincenzo Di Chiaro (9 anni e 7 mesi), l’avvocatessa Simona Cuomo (6 anni e 4 mesi), Savino Zagaria (4 anni e 4 mesi), Gianluigi Patruno (5 anni e 6 mesi). Le condanne sono di poco inferiori a quelle chieste dalle Procura di Lecce. I pm Roberta Licci e Alessandro Prontera – che hanno coordinato le indagini sotto la direzione del procuratore Leonardo Leone de Castris – avevano sollecitato la condanna a 19 anni e 10 mesi e la confisca di 3 milioni per Nardi, contestando 18 capi d’imputazione; 10 anni e 8 mesi e la confisca di 2 milioni per Di Chiaro; 6 anni e 4 mesi e confisca di 2 milioni per l’avvocatessa Cuomo; 4 anni e 3 mesi e confisca da 1,7 milioni per Zagaria; 5 anni e 6 mesi e 284mila euro per Patruno.
Nardi, che ha presenziato a tutte le udienze ed era arrivato a Lecce anche all’ultima (è attualmente detenuto agli arresti domiciliari) ha lasciato il tribunale prima della lettura della sentenza. Nardi, Cuomo e Di Chiaro sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e Cuomo è stata interdetta per la durata della pena dalla professione di avvocato. Altri imputati erano stati giudicati e condannati a luglio, al termine del rito abbreviato. Dieci anni erano stati inflitti all’ex pm Antonio Savasta, quattro al collega Luigi Scimè, e altrettanti all’avvocato Ruggiero Sfrecola nonché all’immobiliarista Luigi Dagostino, mentre a due anni e otto mesi era stato condannato l’avvocato Giacomo Ragno. L’imprenditore Flavio D’Introno – grande accusatore di Nardi e Savasta – ritenuto dalla Procura partecipe dell’associazione a delinquere, sarà giudicato in un processo separato. La sua attendibilità, però, che tutti gli imputati hanno cercato fino all’ultimo di minare, è stata riconosciuta anche da questa seconda sentenza.
Nardi fu arrestato nel gennaio 2019 assieme a Savasta con l’accusa, contestata ad entrambi, di aver garantito esiti processuali favorevoli in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini in cambio di ingenti somme di danaro e, in alcuni casi, di gioielli, diamanti e varie utilità. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2014 e il 2018.