Pagavano il pizzo ad entrambi i clan e assumevano parenti dei boss nelle proprie aziende. È quanto scoprirono gli inquirenti nell’operazione “Rodolfo” contro la mafia foggiana. Vittime i fratelli Curcelli, titolari di un’impresa agricola. Le batterie Sinesi-Francavilla e Moretti-Pellegrino-Lanza intascarono tangenti per anni, riuscendo anche a piazzare i parenti a lavorare. In particolare, Dina Francavilla, sorella dei boss Antonello ed Emiliano Francavilla e moglie di Mario Lanza, tutti esponenti del gruppo Sinesi-Francavilla. La donna (condannata in primo grado a 5 anni e 6 mesi, ndr) percepì emolumenti da 8mila a 17mila euro l’anno, senza mai svolgere attività lavorativa.
Nelle scorse ore la Corte di Cassazione ha presentato il conto ai clan, rigettando i ricorsi e dichiarando definitive le condanne della Corte d’Appello di Bari. Inflitti 6 anni a Vincenzo Antonio Pellegrino, 68 anni, alias “Capantica”, pezzo da Novanta della “Società Foggiana”, storico alleato del Mammasantissima Rocco Moretti. Pellegrino si trova ai domiciliari a Viterbo e presto potrebbe tornare libero in quanto avrebbe già scontato la pena con la carcerazione preventiva.
Ed è diventata definitiva anche la pena per la 45enne Gabriella Capuano, professione avvocato, finita ai domiciliari nel giorno del blitz del 2016. 3 anni e 6 mesi di reclusione per concorso in estorsione. Avrebbe fatto da “cassiera” per conto di Emiliano Francavilla (già condannato a 5 anni e 6 mesi), ritenuto al vertice del gruppo Sinesi-Francavilla e legato sentimentalmente alla Capuano. Per la DDA di Bari, la donna fu a tutti gli effetti “l’addetta alla richiesta ed alla riscossione”.
Definitiva anche la condanna a 3 anni e 6 mesi per il 40enne Gianluca Ruggiero, accusato di concorso nell’estorsione.