“Soltanto la paura per la mia incolumità fisica e morale, oltre che la vergogna e l’imbarazzo provato per quanto accaduto nella mia sfera di intimità, in ragione del mio status clericale, non mi hanno consentito di trovare il coraggio di sporgere denuncia sin dal primo momento”.
Lo affermò il sacerdote foggiano, ex direttore della Caritas, nella querela contro i suoi presunti ricattatori, L.M. e A.D.. Il prete, vittima di ricatti a sfondo sessuale, capì di essere caduto in trappola quando a marzo 2018 ricevette informazioni di garanzia in cui si ipotizzava che avesse abusato sessualmente di una persona con problemi psichici, ossia l’indagato A.D..
È quanto emerge dall’inchiesta della procura a carico dei due 39enni foggiani, accusati di una estorsione da 11.500 euro a carico del sacerdote. I due gli avrebbero prospettato che il video hot che lo ritraeva in momenti di intimità con il partner sarebbe finito nelle mani di criminali e che per evitarne la pubblicazione bisognava pagare la bellezza di 20mila euro. In seguito alla denuncia sporta nei confronti dei due estorsori, la procura ha chiesto ed ottenuto dal Gip l’archiviazione delle accuse a carico del sacerdote che, da indagato per violenza sessuale, è diventato vittima di una estorsione.
“Ho intenzione di citare come testimone, qualora si dovesse arrivare il processo in aula, anche il vescovo di Foggia”. È quanto annuncia l’avvocato Michele Sodrio che difende il presunto intermediario (L.M.) nelle estorsioni a luci rosse a carico del prelato.
Inoltre, a marzo 2018, pochi giorni prima che il sacerdote denunciasse i presunti estorsori, il vescovo lo convocò in quanto aveva ricevuto una lettera in cui lo stesso prete veniva accusato di abusi sessuali e di averne comprato il silenzio pagando 20mila euro in soldi della Caritas. Mentre nella denuncia, il sacerdote vittima del ricatto ha dimostrato che i soldi li aveva prelevati dal proprio conto corrente e che gli 11.500 euro erano stati versati in tre tranche.