Si indaga a tutto spiano per far luce sull’omicidio di Cataldo Cirulli, ucciso la mattina del 31 luglio scorso a Cerignola. Il 49enne è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco in via Urbe, nel quartiere Torricelli, uno dei rioni a rischio della città. La vittima era a bordo del proprio scooter.
Gli investigatori non escludono collegamenti con l’agguato (fallito) a Maurizio Riccardi, 46enne scampato alla morte a inizio giugno, sempre di mattina.
Reati contro il patrimonio tra i precedenti di Cirulli, coinvolto sei anni fa nell’operazione “Demetra” contro le rapine a tir e automobilisti. All’epoca fu sgominata una vera e propria associazione a delinquere.
Ma cosa sta succedendo a Cerignola? Solitamente i boss cercano di evitare il più possibile le fratture interne e gli spargimenti di sangue, mostrando grande solidità criminale. La Dia ha spesso evidenziato la capacità “imprenditoriale” dei clan locali, in grado di penetrare anche al Nord dove risiederebbero i principali capi cosca. Eppure qualcosa sembra essersi infranto. I carabinieri, al momento, fanno sapere che non ci sarebbero riscontri per ipotizzare un coinvolgimento della mafia, ma le modalità dell’agguato a Cirulli ricordano molto quelle adottate dai sicari della malavita.
Nell’edizione di stamattina, la Gazzetta del Mezzogiorno parla di un possibile sgarro di Cirulli ai capiclan o comunque di un conto in sospeso con la criminalità organizzata. Allo stesso tempo, non si escludono nemmeno la pista passionale o altre vicissitudini personali ma sembrano ipotesi più marginali.
In queste ore si scava per ricostruire gli ultimi giorni di vita dell’uomo e i suoi possibili collegamenti con le batterie mafiose della zona. Messaggi, telefonate, filmati della videosorveglianza: tutto può tornare utile per risalire al movente dell’agguato sanguinario.