Lunga passeggiata degli esponenti del PD di Foggia risalendo Via Arpi, dai Tre Archi al dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia. Capitanati da Francesco De Vito, Michele Norillo e il segretario cittadino Davide Emanuele i giovani militanti e i dirigenti hanno ascoltato dalla viva voce dei pochi commercianti rimasti nell’arteria storica e nei luoghi simbolo del centro storico i problemi di un quartiere sempre più degradato e abbandonato.
Claudio l’orologiaio, il giovane venditore di abiti trendy, il macellaio e paninaro Pauluccio di Piazza Mercato, il biciclettaio, i confratelli della rettoria storica San Tommaso, la chiesa più antica e importante di Foggia, i residenti di piazzetta Arpi. Tutti hanno ribadito i problemi di sempre, di almeno un decennio: il centro storico sta morendo nel disinteresse quasi totale della classe dirigente. Ne è conferma il recente disservizio con il crollo del cornicione. Molte lastre di Via Arpi scricchiolano, tanti palazzi sono pericolanti e ormai il commercio è finito. Sono più di quaranta le saracinesche abbassate, con tanti negozi e botteghe chiuse.
A Piazza Mercato il degrado è evidente, come racconta Norillo. Ai lavori di ripristino della piazza con l’addio dell’odiato trenino di Agostinacchio da parte della Fondazione Monti Uniti circa 7 anni fa non è mai seguito un piano di valorizzazione.
“Noi siamo per il ritorno del mercato, questo infopoint turistico grida vendetta. In nessuna altra città d’Italia la vecchia piazza delle erbe è in questo stato. È diventata una piazza di spaccio”, spiega Norillo.
Pauluccio fa emergere anche una recente problematica sollevata dai residenti con tanto di video inviati alle forze dell’ordine. “Una delle strutture è diventata un dormitorio per i senzatetto e per i migranti. Che ci vuole a chiudere una lastra di ferro?”.
La situazione è drammatica a San Tommaso. La chiesa del quadro dell’Iconavetere rifugio insieme alla Taverna del Gufo è chiusa da 11 anni.
Franco priore dell’Arci confraternita di San Biagio ricorda i tempi belli quando si festeggiava il santo il 3 febbraio e si distribuivano i tarallini e l’olio benedetto per la gola.
“Si sono perse tradizioni importantissime e ricchissime che potrebbero fungere da valorizzazione anche turistica ed enogastronomica della città. Forse le autorità compreso il Vescovo non conoscono la storia millenaria di questa chiesa”, l’accusa con la proposta di avviare una partnership pubblico privato.
Lo sconforto è tanto. “Ad ogni campagna elettorale tutti dicono di tenere al centro storico ma poi non vediamo cambiamenti. Siamo stanchi”, dicono all’unisono residenti e commercianti.