Oggi, però, a causa dell’emergenza Covid-19, che non ha risparmiato alcuno, ma soprattutto a causa del mancato adeguamento delle tariffe di remunerazione delle prestazioni riabilitative da 13 anni, non è più possibile sostenere questi costi”.
“Senza considerare – prosegue – che durante tutto il lockdown, non si è interrotto il pagamento dei costi fissi: canoni di locazioni, manutenzioni, utenze e altro. Tredici anni di mancato adeguamento tariffario, significa, in pratica, un notevole incremento di costi di gestione (aumento del costo della vita, utenze, retribuzioni ecc) non remunerati che a lungo andare hanno determinato una grave sofferenza della Fondazione, ma anche di tutte le altre strutture che erogano le stesse prestazioni. Svariati sono stati gli appelli alla Regione, anche da parte delle stesse Associazioni datoriali ARIS e AIOP, soprattutto durante tutto il lockdown. Ad oggi, purtroppo, senza nessun riscontro. Anzi, queste strutture hanno dovuto far fronte anche alle spese ulteriori per l’acquisto di migliaia di dispositivi di protezione individuali indispensabili per poter erogare le prestazioni riabilitative in sicurezza.
A tal proposito – chiosa -, preme sottolineare che in Puglia sono in vigore le tariffe più basse d’Italia per quanto riguarda la remunerazione delle prestazioni riabilitative e per chi, come la fondazione arriva ad erogare diverse migliaia di prestazioni all’anno, anche un incremento di pochi euro a prestazione, da 13 anni, lasciano pensare che mancano all’appello milioni di euro”.
Una “premessa” che, secondo il management, non serve a giustificare l’attuale scenario: “Non resteremo fermi – precisa Forte -. Per cercare di continuare a offrire il servizio che da 50 anni assicura, restando sempre in attesa di attenzioni da parte degli organi preposti, sta riorganizzando la propria presenza sul territorio e lo sta facendo ideando modalità sostenibili per assicurare il servizio ovunque, anche su quei territori impervi succitati. Compreso, ovviamente, Peschici. La riorganizzazione che si sta ideando prevede alcuni passaggi necessari – conclude -, al fine di poter ascoltare le esigenze di tutti e, possibilmente condividerne il percorso: uno obbligato con una conferenza di servizi con Regione, ASL ed Enti locali a cui ci auguriamo partecipino anche gli utenti e le loro famiglie; un incontro con le organizzazioni sindacali e il rispetto della normativa nazionale e regionale in materia che, negli ultimi mesi, ha previsto notevoli cambiamenti nell’assetto e nell’organizzazione dei vari setting dei presidi territoriali di Riabilitazione. Anche in questo caso, però, manca la parte attuativa, ovvero la rideterminazione tariffaria che ci si augura arrivi presto a sostenere il ‘cambiamento'”.