Colpevoli del delitto di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sono stati condannati nel processo per droga “Agosto di Fuoco”, i cugini Giovanni e Claudio Iannoli (33 e 43 anni), noti pregiudicati di Vieste. 20 anni a testa per i due componenti del clan Iannoli-Perna, ormai smantellato dopo l’uccisione del giovane boss, Girolamo Perna.
12 anni di reclusione, invece, per Raffaele Giorgio Prencipe e Giuseppe Stramacchia. Otto anni a Stefan Cealicu, undici anni e cinque mesi per Carmine Romano, infine, otto anni a Gaetano Renegaldo. Aggravante mafiosa confermata per i due Iannoli e per Prencipe.
Finisce così, con un totale di circa 80 anni di galera, il processo di primo grado agli imputati di “Agosto di Fuoco”, brillante operazione delle forze dell’ordine che sgominarono i traffici di droga sul Gargano alla fine dell’estate del 2018.
Accolte quasi interamente le richieste della pm Luciana Silvestris (la stessa del processo sulla strage di San Marco) che aveva chiesto proprio 20 anni di reclusione a testa per i due Iannoli, ritenuti gli organizzatori dell’associazione a delinquere con il compito di”raccordare l’attività dei sodali, intrattenendo rapporti con fornitori e intermediari, fornendo indicazioni sui canali di approvvigionamento, modalità di occultamento e reti di distribuzione della droga”.
Il manfredoniano Renegaldo era ritenuto dall’accusa il “fornitore di considerevoli quantitativi di droga”. Prencipe, Stramacchia, Romano e Cealicu si sarebbero occupati di “approvvigionamento, occultamento, taglio, confezionamento e distribuzione della droga a intermediari e spacciatori”.
I 20 anni inflitti in “Agosto di Fuoco” rappresentano una dura mazzata soprattutto per Claudio Iannoli che in pochi mesi ha collezionato 50 anni di carcere nei vari procedimenti che lo vedevano imputato. (In alto, Giovanni e Claudio Iannoli)