A giugno arriva la sieroterapia al Policlinico Riuniti di Foggia: “Potrebbe essere la prima cura specifica contro il Covid”

Fase di relativa ‘tranquillità’ nell’ospedale del capoluogo dauno, con solo un quinto dei posti letto in Rianimazione occupati. Il grosso neo continuano ad essere le ‘aree grigie’

“I test sierologici stanno dando risultati eccezionali”. Esultano al Policlinico ‘Riuniti’ di Foggia, dove sono stati completati gli esami sui dipendenti, in linea con la circolare del ministero del 9 maggio scorso: atteso che non possono sostituire i classici tamponi, da Roma hanno raccomandato “fortemente l’utilizzo di test del tipo CLIA e/o ELISA che abbiano una specificità non inferiore al 95% e una sensibilità non inferiore al 90%, al fine di ridurre il numero di risultati falsi positivi e falsi negativi”. Al di sotto di tali soglie, l’affidabilità del risultato ottenuto non è adeguata alle finalità per cui i test vengono eseguiti.

“Siamo in linea con le disposizioni del ministero – commenta il direttore generale Vitangelo Dattoli -, perché abbiamo optato per la cheminoluminescenza su prelievo venoso. Tutti gli esami sono stati completati venerdì, ne mancano un centinaio perché in ferie. Per le ditte esterne, invece, siamo ad un terzo. La prossima settimana forniremo tutti i dettagli dei risultati”.

A viale Pinto, dal punto di vista sanitario, si sta attraversando una fase di relativa ‘tranquillità’ nell’emergenza Covid-19, con un quinto dei posti letto in Rianimazione occupati (due moduli su quattro sono in riconversione alla loro destinazione originaria: sale operatorie per centro trapianti e chirurgia toracica) ed un tasso di occupazione del 50-60% nelle Pneumologie e in Malattie infettive. Il grosso neo continuano ad essere le ‘aree grigie’, per via dell’elevata frequenza di saturazione scaturita dalla “distribuzione massiccia al Policlinico di tutti quelli che hanno problemi respiratori per il timore che siano sospetti Covid”. Sul tavolo c’è una proposta di accordo di tipo provinciale per cercare di dare una risposta un po’ più armonica al problema: “Al momento sono 3 i reparti, quando arriveremo a 5 il progetto sarà completo – raccontano a l’Immediato -, però devono darci una mano tutti, perché non possiamo farlo solo noi, o meglio noi possiamo reggere ma poi questo rallenta i processi di riconversione della fase 2″.

Sullo sfondo, le interessanti prospettive terapeutiche. L’ossigeno-ozonoterapia sta dando buoni risultati sui pazienti gravi, anche se al momento il campione statistico non è ancora rilevante. Ma la prospettiva più interessante arriva dal plasma iperimmune. “Siamo pronti – dichiara Dattoli -, abbiamo avuto delle call conference con i tecnici. Al momento, l’unico protocollo di riferimento è quello del San Matteo di Padova”. A Foggia sarà l’istituto Zooprofilattico a determinare il range degli anticorpi utili a combattere la patologia. Questi ultimi verranno poi confrontati con le sacche dei donatori guariti dal Coronavirus che hanno sviluppato certi tipi di risposte nel sistema immunitario. A quel punto si potrà procedere con la terapia.

“Nel 2003, quando ero direttore dell’Asl di Lecce, governai l’emergenza Sars, che è molto meno contagiosa del Covid ma molto più letale – ricorda il dg -, allora ci furono risultati eccezionali con la sieroterapia. Siccome si tratta di due Coronavirus, c’è la speranza che non siano diversi nelle risposte terapeutiche”. Al momento, le notizie che trapelano dalla sperimentazione al San Matteo sarebbero ottime. “Potrebbe essere il primo farmaco specifico contro il Covid – conclude Dattoli -. Chi ha fatto il sierologico ha dato probabilmente un contributo importantissimo per avere una platea più ampia di donatori, perché non è detto che siano solo i malati ad avere gli anticorpi. Non è un caso che a Foggia abbiamo fatto anche i test per i neutralizzanti”.

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