Alessandro del bar ristorante “Momento”, nell’isola pedonale allargata di Foggia, guarda con concretezza alla fase 2 della pandemia da Covid-19 e pone delle richieste specifiche all’amministrazione comunale e al sindaco Franco Landella.
Uno dei punti di forza del suo bel nuovo locale è lo spazio esterno, che ha funzionato molto bene anche d’inverno. A l’Immediato ha raccontato la sua esperienza.
“Purtroppo non sappiamo ancora niente di certo della fase 2, non ci sono disposizioni chiare. Noi abbiamo già spostato, abbiamo ridotto più del 50% la nostra ricettività. All’interno avevamo 8 tavoli e ne avremo solo 4 tavoli. Anche le sedute, alle pareti quelle con le prese che erano comode per tanti studenti col tablet e professionisti, restano ma saranno inutilizzabili, perché troppo vicine ai tavoli. Resterà una zona morta. Manterremo il wifi free, siamo nati così e lo aggiungeremo fuori. Ci tenevo a dire che organizzando la stessa cosa, ma con 9 tavoli fuori anziché 4, potremo cercare di ripartire, perché la ripresa sarà molto lenta. In questo momento è meglio non averla la struttura per il dehor, infatti abbiamo già chiamato la ditta della struttura per disdire, in modo che lo spazio sia più libero e non diventi un luogo chiuso. Ecco, quello che chiediamo è una azione da parte del sindaco, sul Gargano alcuni si sono già attivati. Noi chiediamo qualche spazio in più di occupazione di suolo pubblico. Quello che è di nostra pertinenza lo paghiamo con una riduzione o per intero, decida la politica, chiediamo solo che ci regali altri metri per qualche tavolo in più. Lo chiedo per tutti, perché per noi a Momento, anche con la ripresa lenta, avremo un po’ di clientela per la posizione che abbiamo, per altri in altre zone della città potrebbe essere più difficile”.
Qualche metro in più, con una occupazione del suolo pubblico meno fiscale. È questo quello che chiede Alessandro anche a nome della categoria.
“Ho due sensazioni: una più catastrofica, secondo cui con la fase 2 non verrà nessuno per paura del contagio e l’altra più ottimista, data dal fatto che già con il delivery per le colazioni a casa abbiamo lavorato molto. L’asporto è andato benissimo, l’80% sono consegne a casa anche molto lontano da Piazza Giordano dove siamo ubicati. Non vogliamo fare business con le colazioni d’asporto, è un modo per lavorare: voglio regalare un momento di gioia, la colazione è importante per noi italiani. La gente aveva voglia di consumare la colazione del bar, questo mi fa dire che le persone torneranno”.
In questo momento Alessandro è anche preoccupato per i livelli occupazionali. I suoi 10 dipendenti sono in cassa integrazione, ma per ora non hanno visto alcun ammortizzatore sociale, come tantissimi italiani. Anche lui non ha ancora ricevuto i 600 euro della partita Iva.
“Il mio sogno è di tenere tutti: in tutto siamo 10 dipendenti, avendo un orario prolungato facciamo 2 turni e mezzo, uno di part time, adesso stanno in cassa integrazione. C’è il desiderio di tornare ad una vita normale, col distanziamento sociale, sto preparando anche delle pannellature davanti al banco, non sappiamo se il consumo al banco sarà consentito, ma noi ci stiamo attrezzando, stiamo anche mettendo un monitor in sala per dar modo ai nostri clienti di vedere in tempo reale cosa accade in cucina, come vengono manipolati gli alimenti. Credo per la paura torneranno molti cibi preconfezionati, si eviteranno sicuramente le premute, mentre si venderanno molto facilmente le bibite in bottiglia. Noi stiamo prevedendo un carrellino con vassoio, non so se tutti lo faranno, in modo che sia lo stesso cliente ad aprire la bibita confezionata, magari ci si può portare l’apri bottiglia da casa. Dobbiamo dar spago alla fantasia in questa seconda fase per evitare al massimo i contatti”.
Una cosa è sicura: nei locali torneranno le posate usa e getta confezionate in plastica o biodegradabili, con tovagliolo incorporato. Momento aveva le posate in acciaio.
“Già prima di chiudere per il lockdown avevamo riscontrato che la gente chiedeva caffè in monouso, tre giorni prima della chiusura avevamo avuto un calo dell’80%, penso ci sarà una lunga ripresa. Si ridurrà lo scontrino, purtroppo quello che possiamo fare è ridurre la clientela, applicare il distanziamento, poi vedremo come si evolve la cosa, abbiamo messo in preventivo che ci sarà anche un calo di personale. Per questo è importante avere un po’ di spazio in più. 2 metri in più possono voler dire tanto per le attività e per chi ci lavora: voglio che il sindaco ci ascolti, siamo giovani, ma so che Franco Landella ci tiene a noi e alla piazza. Voglio far arrivare la voce di tutti per i tavoli fuori, 4 o 5 tavoli in più. E il sindaco dovrebbe attuare questa nostra richiesta con una semplice sua ordinanza, senza creare altra burocrazia, senza richieste di autorizzazione all’annona. Due metri sono per noi vitali, altrimenti saremo destinati a chiudere e a non dare un buon servizio. Pochi clienti significano poca liquidità e poca capacità di rifornirsi. È un cane che si morde la coda”.