
Ai tempi del Coronavirus può succedere di tutto, anche che un sindaco decida di chiudere l’ingresso al paese al pane ed ai prodotti da forno prodotti fuori dal paese. Succede a Peschici, importante paese turistico del Gargano, dove nonostante le norme antitrust e le liberalizzazioni Bersaniane la “lotta del pane” è ancora in corso.
“La lotta del pane era tipica degli anni 90 del secolo scorso – spiega il direttore Cna Foggia, Antonio Trombetta -. I panificatori di ogni comune protestavano con i sindaci per le incursioni che facevano nel loro territorio panificatori di altri comuni. E la fantasia dei sindaci già allora produceva atti amministrativi di diverso tipo. Già allora, ad esempio, il sindaco di Peschici prescrisse che il pane straniero poteva entrare a Peschici dalle ore 10 in poi, fidando sulle abitudini dei paesani che andavano presto a comprare il pane per scoraggiare gli incursori stranieri. Ai tempi del Covid ,però, questa barriera non era più sufficiente. I cittadini rinchiusi in casa si sono messi a panificare, fare dolci tradizionali, taralli e tarallucci al punto da determinare una caduta del mercato di oltre il 30%. Così il sindaco ha pensato bene di sospendere la vecchia ordinanza e di produrne una nuova adducendo a motivazione l’epidemia del Coronavirus”.
L’Ordinanza è la numero 34 del 2020. “Un esempio di atto amministrativo tra i più scorretti che abbia mai avuto tra le mani ma che, fin quando non verrà dichiarato illegittimo, produrrà danni diretti ai produttori locali dell’area garganica e che già ha visto sanzionare per ben due volte il produttore che si vuole scoraggiare a portare il pane a Peschici, perchè il pane del Mulino Bianco e tutti i prodotti da forno della grande industria continuano ad essere presenti sugli scaffali dei negozi alimentari del paese” aggiunge Trombetta.
Con l’ordinanza n° 34 il Sindaco di Peschici vieta l’introduzione di pane e di suoi derivati (?) nel territorio di Peschici adducendo a motivazione il divieto previsto dal DPCM 22 MARZO 2020 a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui si trovano, omettendo la parte dello stesso decreto che esonera da tale limite gli spostamenti per motivi di lavoro. Ma le omissioni non si fermano a questo. Adotta un’ordinanza che ha immediate ricadute su una attività produttiva ritenuta essenziale dalle disposizioni del governo e lo fa richiamando proprio l’articolo del D.L. 25 marzo 2020 n° 19 che vieta l’adozione da parte dei sindaci di ordinanze contingibili ed urgenti in contrasto con le misure statali e che abbiano ricadute sulle attività produttive, a pena di inefficacia. Si inventa un possibile ricorso al sindaco contro l’ordinanza omettendo di indicare l’autorità a cui presentare legittimamente ricorso. Insomma un guazzabuglio cha ha avuto l’unico effetto di bloccare l’attività di un panificatore e favorire la vendita di colombe pasquali della grande industria. Come CNA abbiamo sollecitato il sindaco alla revoca dell’ordinanza ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta e per questo ci siamo rivolti al Prefetto per ottenere l’annullamento di questo obbrobrio amministrativo.
A dire il vero abbiamo riscritto anche al sindaco sperando in una lettura più attenta dell’atto e della presa d’atto delle incongruenze in esso contenute. Una azione in autotutela del sindaco chiuderebbe un brutto episodio e consentirebbe a tutti, ai tempi del Coronavirus, di lavorare con serenità”.
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