Nei giorni scorsi i carabinieri di Manfredonia, a seguito di articolate e complesse attività di indagine, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Foggia, hanno rintracciato nelle campagne di Foggia – località Borgo Incoronata, traendolo in arresto, su ordine di esecuzione emesso dall’autorità giudiziaria di Foggia, un cittadino di nazionalità ghanese (classe 1987), che è stato così condotto nel carcere di Foggia, per tentato omicidio nei confronti di un suo connazionale.
La sera del 23 novembre 2019, presso il C.A.R.A. di Manfredonia – frazione Borgo Mezzanone, un cittadino ghanese venne ferito gravemente, a seguito di una coltellata alle spalle sferrata da altro cittadino extracomunitario.
Il ferito soccorso presso l’infermeria del C.A.R.A., e successivamente trasportato con ambulanza agli Ospedali Riuniti di Foggia, dove fu ricoverato, in prognosi riservata (triage di accettazione – rosso – molto critico), nel reparto di Rianimazione, in coma farmacologico.
La mattina del 26 novembre, sciolta la riserva, con prognosi presuntiva di 30 giorni, il ferito venne trasferito dal reparto di Rianimazione al reparto di Chirurgia Toracica dello stesso nosocomio. Nonostante fosse da poco uscito dal coma, quindi poco lucido, i carabinieri riuscirono ad acquisire da questi, prima verbalmente in modo confusionale, e successivamente in maniera più precisa e lucida, alcune indicazioni circa i fatti accaduti, intraprendendo immediatamente una minuziosa attività di indagine, che portò a far luce sulla vicenda, e cioè che quella sera all’interno del C.A.R.A. i due connazionali ghanesi, che si conoscevano bene, avevano avuto una discussione per motivi “lavorativi”, essendo entrambi braccianti agricoli.
Emerse infatti che il ferito aveva tempo addietro “reclutato” il suo aggressore, per manodopera agricola nei pressi dello stesso CA.R.A..
L’accoltellamento sarebbe scaturito quindi nell’ambito della “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, noto alle cronache come fenomeno del “Caporalato”, divenuta ormai una piaga sociale soprattutto nel Mezzogiorno, e in particolar modo in Capitanata.
I due dimoranti vivevano nell’area non censita del C.A.R.A. “ex pista” e si trovavano sul territorio nazionale dal 2016, entrambi richiedenti asilo, e a entrambi non era stato riconosciuto lo status di rifugiato, per cui a oggi irregolari sul territorio nazionale.
Gli elementi di prova raccolti dai carabinieri hanno formato un quadro indiziario grave e univoco in ordine alla fattispecie di reato di tentato omicidio. È emerso anche il concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, poiché alcuni giorni dopo, la vittima, dimessa dall’ospedale e tornata al CA.R.A., fu avvicinata con fare minaccioso dal suo aggressore il quale, all’intimazione del ferito di stargli lontano, perché altrimenti avrebbe chiesto aiuto ai carabinieri, con fare spavaldo rispose che lui non aveva alcuna paura dei militari.
Per tali motivi il gip del Tribunale di Foggia, in accoglimento della richiesta del Pubblico Ministero della Procura di Foggia, ha disposto la cattura del responsabile dei fatti.