Le coppie omosessuali che hanno subito un danno economico prima del 2016, cioè prima dell’approvazione della legge sulle unioni civili e dunque della possibilità di vedere riconosciuta la loro relazione affettiva, possono ora chiedere di essere «risarcite». Lo ha stabilito il Tribunale di Foggia che ha riconosciuto al partner superstite di una coppia gay il diritto al trattamento pensionistico di reversibilità con effetto, elemento non secondario, retroattivo. Il giudice ha così condannato l’Inps a versare la pensione di reversibilità alla partner superstite di una donna deceduta nel 2011, dunque cinque anni prima dell’approvazione della cosiddetta «legge Cirinnà».
80 anni di «reversibilità»
Il Tribunale era stato chiamato a giudicare dopo che la lunga storia d’amore di due donne foggiane era terminata con la morte di una di esse. La superstite, difesa dagli avvocati Giacomo Celentano e Bruno Colavita, si era infatti rivolta al giudice per vedersi riconosciuto quello che per una coppia «tradizionale» è un diritto acquisito da 80 anni, da quando cioè venne introdotta con regio decreto il 14 aprile 1939 come misura di tutela delle donne che non avessero una pensione propria e che, alla morte del coniuge, restavano prive di un reddito minimo.
Diritto alla vita familiare
Nonostante la coppie omosessuali italiane non possano ancora accedere all’istituto del matrimonio, lo Stato da tempo è tenuto a garantire alla comunità Lgbt il diritto fondamentale alla vita familiare, come riconosciuto da diverse sentenze della Corte europea dei diritti umani, della Corte costituzionale e della Corte di cassazione. Il Tribunale di Foggia ha così riconosciuto che la pensione di reversibilità garantisce questo diritto, senza distinzioni tra coppie eterosessuali e coppie omosessuali.
(fonte: Corriere della Sera)