Corpo di tulle, capelli di lana e un dolce visino confezionato a mano. Sono piccole e delicate le bamboline pon pon prodotte delle detenute della Casa Circondariale di Foggia nell’ambito del progetto realizzato dell’Ass. Fovea. Guidate da Rosa Anna Perdonò, modista di professione ed esperta di cucito creativo, le partecipanti al laboratorio hanno confezionato oltre una trentina di pezzi.
“Ho potuto registrare grande entusiasmo e partecipazione – spiega la docente – infatti, le corsiste hanno chiesto di poter frequentare altri corsi creativi come questo. Nel corso degli incontri abbiamo realizzato anche altri soggetti: una detenuta è da poco diventata nonna e abbiamo pensato di confezionare qualche angelo celeste. Sono state tutte davvero brave e collaborative. I prodotti da loro realizzati possono diventare bomboniere, soprammobili, decorare maniglie e – con i colori giusti – l’albero di Natale”.
Il percorso formativo proposto è stato realizzato nell’ambito dell’“Avviso Carcere” del CSV Foggia, con il sostegno della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia ed ha rappresentato la naturale prosecuzione di altri progetti simili svolti dalla docente negli anni 2016 e 2017, con la partecipazione di numerose detenute.
“Con questi progetti – spiega Perdonò – cerchiamo di fornire alle donne ristrette competenze spendibili nell’ambito della formazione, utili per l’inserimento nel mondo del lavoro. Le corsiste hanno acquisito competenze specifiche nel campo della ideazione, progettazione e produzione di oggettistica in tessuto. Non solo: gli incontri favoriscono l’integrazione tra detenute italiane e straniere e forniscono opportunità e modelli di vita diversi da quelli seguiti in precedenza”.
“I laboratori realizzati con l’Avviso Carcere – sottolineano dal CSV Foggia – rappresentano strumenti importanti di riscatto sociale per le persone detenute, che si vedono offrire una seconda possibilità, imparano un mestiere e ritrovano il senso della legalità. L’obiettivo del bando è proprio quello di contribuire – con l’aiuto dei volontari – a un efficace percorso di reinserimento nella vita sociale e lavorativa”.
E una testimonianza diretta arriva proprio da Rosa Anna Perdonò. “Qualche tempo fa ho ritrovato una donna bulgara che aveva partecipato a uno dei miei primi laboratori nella Casa Circondariale di Foggia, sette anni fa. Ora realizza lavori di cucito creativo di professione e ha aperto una sua attività. Una grande soddisfazione, anche perché significa che sono riuscita a trasmetterle la mia grande passione per questa attività”.