La legge quadro sull’Autonomia differenziata potrebbe arrivare “entro la fine a dell’anno e terrà insieme tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, dalle aree interne a quelle più sviluppate”. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, nel corso di un’audizione in commissione Finanze alla Camera.
“Non escludo – ha aggiunto – che si possa già presentare durante la sessione di Bilancio. In quel caso, lo dico già da ora, non ci saranno blitz notturni ma sarà un testo emendabile e alla luce del sole”. Secondo il ministro “questo disegno ha senso se condiviso tra maggioranza e opposizione. Da gennaio, ciascuna Regione potrà accelerare sull’intesa, che dovrà necessariamente passare dal voto delle Camere. Il mio auspicio à che entro la fine della legislatura tutte le Regioni a statuto ordinario possano attuare l’autonomia differenziata”
Boccia ha inoltre puntualizzato: “I Livelli essenziali delle prestazioni sono scolpiti nella Costituzione, non voglio più che mi si dica che per definirli ci vorranno anni, abbiamo perso fin troppo tempo. I Lep vanno fatti. Stiamo valutando un commissario di Governo per definirli in tempi brevissimi, sul modello utilizzato anni fa con le Bassanini”.
Nel corso della stessa audizione il ministro Boccia ha anche dichiarato “Alle spalle abbiamo un buco da 61 miliardi. Risorse che dovevano essere garantite in maniera equa al Mezzogiorno. Invece dal 2001 al 2019 la quota media di trasferimenti al Sud non è mai andata oltre il 24%, con picchi del 28% e del 19%. Quando avrebbe dovuto essere garantito il 34%”.
A questa situazione di evidente disparità Boccia propone di sostituire un percorso totalmente diverso, ovvero “Vincoliamo tutti i fondi pluriennali di investimento e diamo priorità a tutte le aree in ritardo di sviluppo”.
Ma il divario non è solo fra Nord e Sud, ma anche fra Sud e Sud e fra Nord e Nord.
“È evidente che fra Calabria e Lombardia la Calabria è la Calabria a essere in ritardo, ma se per esempio guardiamo alla sola Puglia, Foggia deve avere la priorità rispetto a Bari. Belluno e Rovigo devono essere prioritarie rispetto a Venezia e Padova. Non possono pensarci le regioni, che non hanno né il fisico né gli strumenti. È lo Stato che deve riorientare i grandi fondi di investimento sulle aree meno sviluppate”.