Se ne parlava da settimane di un accordo tra Pd e M5S anche alle prossime regionali. E ora il capo politico Luigi Di Maio, con la proposta al patron del cachemire Cucinelli, ha cominciato a far diventare realtà quelli che erano solo rumors ed ipotesi. Un patto civico senza simboli ed una alleanza in tutte le regioni al voto tra centrosinistra e MoVimento. Questa l’idea, che senza dubbio appare molto allettante in Puglia dove Michele Emiliano ha svuotato già da tempo il Pd, costruendo una serie di contenitori civici. Da Italia in Comune al suo CON passando per Puglia Popolare, Iniziativa Democratica e le altre sue liste.
L’ipotesi di un civismo extralarge non era riuscita alle amministrative comunali a Foggia a Fabio Porreca, che aveva chiesto come diktat proprio l’eliminazione del simbolo del Pd, i tempi non erano neppure maturi per il MoVimento per accogliere un civico come Giuseppe Mainiero, fuoriuscito dai Fratelli d’Italia.
Ma da qui al maggio 2020 cosa potrebbe cambiare?
Il consigliere regionale Napi Cera, esponente dell’associazione politica C’Entra il Futuro, che ha per leader il dem Fabiano Amati, è netto su tali scenari.
“Nel civismo non ci ho mai creduto perché è la conferma di una triste realtà: la scomparsa delle ideologie e dell’abbandono della politica. Per lo più si ha paura di dire di fare politica e fa comodo nascondersi dietro sigle civiche. Oggi non c’è una crisi della politica, oggi non c’è proprio politica”, osserva senza mezzi termini a l’Immediato.
“La politica come mi ha insegnato mio nonno o mio padre quella del guardare al futuro è tristemente scomparsa a favore del tiriamo a campare- continua- L’asse nato tra PD e M5S è la conferma della spregiudicatezza, oggi, della politica. Purtroppo nato da un regalo ferragostano di Salvini che ha avuto l’effetto di far formare addirittura una coalizione che potrà stringersi alle regionali solo per un patto numerico e non programmatico e di lunga visione. La paura del salvinismo o della destra, perché non credo alla definizione di sovranismo o populismo, è il punto di incontro dell’attuale Governo. Non voglio sbagliarmi, ma temo che questo sia un modo per vivacchiare. La cosa che mi fa piacere di più è che sono caduti tutti i tabù dei 5stelle. Loro addirittura hanno superato la vecchia politica, della quale ne condannavano i modi. I vecchi avrebbero vivacchiato ma con molta meno spregiudicatezza”.
Napi Cera è ancora convinto della valenza di un centro moderato, scudocrociato. “Occorre organizzare una proposta politica di ampio respiro che non sia cristallizzata in categorie preconcette, incapace di avere effettivi riscontri sociali o, peggio ancora, di promuovere azioni di autotutela che rappresentano una presa in giro dell’autentico pluralismo politico e culturale che pervade la società odierna italiana. Ecco perché oggi vedo con molto entusiasmo questa voglia di riorganizzare il centro”, conclude.
È scettico anche l’ex assessore regionale Leo Di Gioia, attualmente in una posizione di ascolto e civico puro dal momento che ha scelto in questi anni di non vestire mai nessuna casacca, né renziana a suo tempo né salviniana ora benché vicino a Massimo Casanova alle Europee: “Mi pare difficile che in Puglia i 5 Stelle appoggino Emiliano”, dichiara.
Il patto, infatti, lascia perplessi alcuni pentastellati in particolare il consigliere regionale Mario Conca, esperto di sanità in Regione Puglia.
“Va fatto in tutte le regioni altrimenti è inutile. Contratto, alleanza programmatica e ora patto civico, si continua a coniare nuovi termini per rimandare scelte necessarie che prima o poi dovranno assumersi. I governi tecnici hanno avuto, da sempre, un’accezione negativa, non a caso si parla di tecnocrazia, ma veramente? Spesso i tecnici sono frutto della decennale politica clientelare che gli ha consentito di maturare curricula importanti con nomine politiche e incarichi. Da sempre credo che gli esecutivi comunali, regionali e parlamentari debbano essere formati da politici eletti con le preferenze, non devono essere necessariamente tecnici, ma essere capaci di ascoltare e portare la voce del popolo all’interno della dirigenza amministrativa che per legge è l’unica preposta all’attuazione degli indirizzi della politica. Per mantenere il contatto con la gente è fondamentale la politica, soprattutto nelle regioni dove si viene eletti perché qualcuno ha scritto il tuo cognome”.
Secondo il consigliere, il patto deve assumere una nuova centralità, facendo attenzione che dietro alle bandiere del civismo non si nasconda del mero trasformismo. “Spero non si sbagli in Umbria, e da nessun’altra parte, neanche perseguendo il civismo che abbiamo sempre contestato alla partitocrazia. Non esistono liste civiche regionali, esistono politici navigati che si nascondono dietro un finto civismo che sfruttano per essere rieletti. Ce lo siamo scordati? Neanche nelle città esistono, visto che sono spesso lo strumento della malapolitica locale, salvo rare eccezioni, per estorcere legalmente il voto. Sarebbe più corretto sostenere un candidato presidente con mini coalizioni che farebbero fuori a tavolino le cosiddette accozzaglie, migliorando e moralizzando le maggioranze e dando ad esse maggiore stabilità. Per esempio, M5S-PD-Lista del Presidente. Emiliano nel 2015 si presentò otto liste, verosimilmente ne farà di più questa volta, e in nessuna regione accetteranno la proposta di Di Maio in quei termini. Peccato che si continua a decidere senza un preventivo confronto con chi sta nei territori e, spesso, ha un’esperienza di vita che ci aiuterebbe a sbagliare meno”.