
“Chi ha occultato l’assenza dal servizio e si è procurato un ingiusto profitto è lo stesso soggetto che ha amministrato la Giustizia in nome del Popolo italiano”. Con queste parole, i giudici contabili pugliesi hanno condannato Lucia Calderisi, avvocato cinquantenne della provincia di Foggia, ad un risarcimento di 67mila euro. Dal 2006 al 2013, infatti, il magistrato onorario (dal 2016 con il ruolo di vice procuratore onorario) avrebbe operato a Palazzo di Giustizia senza chiedere l’autorizzazione all’Ente di cui è dipendente.
La decisione è arrivata con una sentenza della Corte dei conti (presidente Raeli, relatore Iacubino) dopo un’indagine della Guardia di finanza che già aveva portato il Tribunale di Lecce a condannare la Calderisi per truffa aggravata. Peraltro, in quella occasione venne sancita anche l’interdizione dai pubblici uffici.
Tutto è partito da una denuncia. Durante le indagini, è stato accertato che la donna “risultava sempre in servizio o assente giustificata per ragioni di servizio (con permessi retribuiti, il che, sostanzialmente, è la stessa cosa”, mentre invece durante le udienze avrebbe dovuto risultare assente dal servizio per poi recuperare le ore perse. Da ciò è scaturita la condanna a restituire 4.230 euro, pari agli stipendi da funzionaria della Provincia che avrebbe ottenuto attestando “in modo fraudolento la presenza in ufficio o lo svolgimento di attività d’ufficio”.
Come raccontato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, nel 2010 la Calderisi ha partecipato al bando del ministero della Giustizia per vice-procuratore onorario, risultando vincitrice e prendendo servizio (nel 2011) in Procura a Foggia. “Dimenticando però – secondo l’accusa – di chiedere l’autorizzazione alla Provincia: quella che le era stata concessa nel 2001 come giudice onorario, quando era ancora una semplice impiegata, per la Corte dei conti non è infatti valida. Dal 2013 al 2015, peraltro, la funzionaria era in aspettativa per frequentare un dottorato all’Università di Bari, e anche in questo caso avrebbe ‘dimenticato’ di rendere noto l’incarico giudiziario. La legge in questi casi è chiara: i compensi ricevuti tornano allo Stato. Ed ecco che, tolti gli anni dal 2010 al 2012, ormai prescritti, l’ex magistrato onorario restituirà altri 61mila euro, oltre a 2.500 euro per il danno di immagine causato alla Provincia”.