Francesco D’Angelo, diplomato al liceo classico, un lavoro in passato come volontario in una cooperativa, musicista, disoccupato da qualche tempo, con problemi per i quali è in cura da tempo, affetto da una insonnia cronica. Questo, in sintesi, il profilo dell’assassino di Roberta Perillo, la 32enne uccisa nella sua abitazione di via Rodi a San Severo.
“A far del male non sono i ‘matti’ ma i ‘sani’ di mente” c’è scritto parafrasando Alda Merini sul profilo con nickname “SpaceShit Frank Amente” di Francesco D’Angelo.
L’uomo, 37 anni, figlio di un noto medico impegnato nella lotta alle tossicodipendenze, riporta una lunga serie di esperienze sulla sua pagina facebook: musicista, operatore solitario, valutatore civico presso “Art Village” e vari impegni nel campo della comunicazione. Infine, la passione per i tatuaggi, scolpiti anche sulla testa dove ha scritto “Don’t touch”, non toccare.
Da un paio di mesi aveva iniziato la relazione con la sua vittima, Roberta. Ma qualcosa non andava nel verso giusto e la relazione sembrava essere entrata in un vicolo cieco in cui tormenti e situazioni difficili l’hanno fatta da padrone.
Roberta Perillo era invece impiegata in un’azienda locale che lavora nella realizzazione di gazebo. L’ultima lite giovedì pomeriggio, poi lui l’ha strangolata, poco prima delle 15 e 30. Ha negato di averla uccisa perché lei voleva lasciarlo. Agli investigatori D’Angelo avrebbe detto che il problema non era tanto lasciarsi, quanto piuttosto risolvere i loro problemi ma senza entrare nello specifico.
“Chiederò di accertare se il mio assistito fosse capace d’intendere e volere al momento dei fatti, la ritengo una richiesta ed un accertamento doveroso”, ha fatto sapere alla Gazzetta del Mezzogiorno Michele Curtotti, avvocato dell’assassino.