Mafia Monte Sant’Angelo, colpi di kalashnikov e atti intimidatori contro dirigente: assolto presunto sparatore. Episodio portò a scioglimento Comune

Fu accusato di aver sparato contro garage e auto di Giampiero Bisceglia. Secondo un teste, agì in compagnia di Ivan Rosa, giovane assassinato pochi giorni dopo quell’episodio

Furono esplosi ben 30 colpi in un atto intimidatorio nei confronti del dirigente comunale di Monte Sant’Angelo, Giampiero Bisceglia. Pallottole di Ak47-kalashnikov che sforacchiarono la saracinesca del box della vittima e danneggiarono anche l’auto del dirigente dell’Ufficio Tecnico. Il fatto risale all’1 marzo 2014. Ivan Rosa, uno dei sospettati, fu ucciso il 19 marzo dello stesso anno (il luogo dell’omicidio nel riquadro in alto) mentre Bartolomeo Rignanese, 45 anni (foto sopra), fu arrestato dai carabinieri nel maggio successivo. Un caso di cronaca che accese i riflettori sul Comune di Monte poi sciolto per mafia nel luglio 2015.

Rignanese, difeso dall’avvocato Michele Arena, è stato assolto in Corte d’Appello a Bari dopo un’iniziale condanna a 4 anni stabilita in primo grado dal Tribunale di Foggia. Centrale nel processo, la testimonianza di un uomo che ammise di non aver visto in faccia gli attentatori per poi essere certo di aver notato e riconosciuto Rosa e Rignanese – nonostante fossero incappucciati – mentre si dirigevano verso il box di Bisceglia esplodendo i proiettili.

La testimonianza, però, non ha retto in fase d’appello in una logica giustamente favorevole all’imputato. I giudici hanno assolto Rignanese “per non aver commesso il fatto”. Attualmente è in corso un’azione risarcitoria nei confronti del testimone, da parte di Rignanese e della sua famiglia.

Per il 45enne una doppia logica assoluzione: l’altra, più recente, riguarda quella dall’accusa di detenzione armi. Il giudice Minieri del Tribunale di Foggia lo ha scagionato “perchè il fatto non sussiste”.