Applausi e platea in piedi. L’arrivo del premier Giuseppe Conte ieri a San Giovanni Rotondo, per i cento anni della Bcc, è stato l’ennesimo bagno di folla. Ancora una volta, è emerso il suo ruolo di “mediatore” in una fase particolarmente delicata del governo gialloverde. Durante l’intervista con l’anchorman Francesco Giorgino, tra citazioni accademiche, l’avvocato foggiano ha delineato i prossimi passaggi del governo, nelle ultime settimane preso nella tormenta della contesa elettorale per le Europee.
“Se l’avessi intervistata qualche settimana fa avrei pensato all’idealtipo weberiano del docente universitario pacato e mediatore – ha detto il giornalista Rai -, adesso il quadro mi sembra cambiato. Certo bisognerà vincere gli attriti politici nel governo per garantire la stabilità e proseguire con le riforme”. “L’azione di governo non ha subito rallentamenti – ha replicato Conte -, e abbiamo ragione di credere che la crescita possa aumentare oltre lo 0,2% nel secondo trimestre. Il lavoro stabile ha fatto registrare una variazione positiva di 114mila occupati tra il 2018 ed il 2019. Il prossimo step sarà lo sblocca cantieri, passaggio propedeutico alla riforma del codice degli appalti”.
Il “caso Sud”, però, continua a tener banco, vista l’insufficienza degli indicatori economici e il gap con il Nord. “La spesa nella pubblica amministrazione in rapporto al numero degli abitanti, come riportato nell’ultimo report Svimez, ci dice che al Sud si spende meno – ha commentato Conte -, questo è solo uno degli elementi capaci di rasserenare gli animi nel Mezzogiorno per la riforma del regionalismo differenziato. Inoltre, al Sud abbiamo l’obbligo di eliminare la sfiducia e la rassegnazione, spendendoci in prima persona. Come ho fatto io con il Contratto istituzionale di sviluppo per la Capitanata e come bisognerà fare con le Zes, le zone economiche speciali. La singola misura, tuttavia, non è sufficiente, ma serve lavorare per creare le premesse per risollevare il Sud. Per esempio, l’economia locale va stimolata, attraverso investimenti di carattere pubblico-privato, perché le cose eterodirette non hanno senso. Chi viene da fuori non conosce le peculiarità del territorio e non potrà mai garantire percorsi di crescita di lungo periodo”.
I dati economici della provincia di Foggia, esaminati dal prof Giuseppe Lusignani dell’Università di Bologna, sono però alquanto sconfortanti. A cominciare dal pil reale pro capite, dalle nostre parti inferiore di 10mila euro rispetto alla media. Anche sul valore aggiunto, la Capitanata non ha recuperato i valori pre crisi e si attesta ancora nettamente sotto la media italiana, ma anche sotto quella regionale. Stesso discorso per l’occupazione. Per di più, il tasso di invecchiamento ed il calo della popolazione, uniti all’elevata mobilità di giovani cervelli, creano un mix esplosivo. “Tra i nodi da sciogliere per favorire lo sviluppo c’è certamente l’istruzione – ha spiegato il docente universitario -, atteso che il Foggiano è sotto la media regionale in tutti i livelli di qualifica. L’altra leva riguarda l’innovazione e la creatività, visto che anche in questo segmento la provincia è sotto sia per numero di brevetti sia per la mobilità dei laureati. Se commercio e turismo, oltre all’agroalimentare, restano i settori principali, si dovrebbe puntare ulteriormente sulla specializzazione produttiva, visto che qui insistono attività che presentano un elevato valore aggiunto per l’export: veicoli e aerospazio”.
Un’altra “leva” è stata toccata dal presidente della Bcc, Giuseppe Palladino, che ha ringraziato le istituzioni presenti “per aver riportato lo stato di legalità nella nostra provincia”. Poi, ha nominato il premier socio onorario della banca. “Da questa terra eredito la semplicità e la propensione al sacrificio – ha concluso Conte – e la serietà, visto che quando prendo un impegno lo porto a termine. Quando vado all’estero, sono orgoglioso di rappresentare questa nazione e questa terra bellissima”.