“Ucciso mentre faceva il suo dovere e senza alcun movente”. Questa l’agghiacciante sorte del maresciallo dei carabinieri, Vincenzo Carlo Di Gennaro, 47enne di San Severo, da circa dieci anni in servizio presso la Stazione di Cagnano Varano. Proprio nel centro del paese, in Piazza Giannone, il militare ha trovato la morte mentre era in compagnia del collega 27enne, Pasquale Casertano, vivo per miracolo.
L’assassino, il 64enne pregiudicato Giuseppe Papantuono ha chiamato la pattuglia con all’interno i due militari. L’auto si è avvicinata all’uomo, Di Gennaro ha abbassato il finestrino e il killer ha sparato scaricando l’intero caricatore sui due uomini in divisa. Casertano ha guidato fino al punto di primo soccorso per tentare di salvare il collega ma non c’è stato nulla da fare. Il giovane carabiniere si è invece salvato per un pelo. Un proiettile ha sfiorato l’aorta ferendolo solo lievemente.
Ma perchè Papantuono ha sparato? L’uomo aveva subito due controlli nei giorni precedenti. Era stato trovato con due bustine di droga, un piccolo quantitativo per cui era stato denunciato a piede libero. Qualche giorno più tardi, invece, era stato trovato con un coltello. Condotto in caserma per il sequestro dell’arma, era stato poi stato rilasciato ma aveva mostrato una sorta di risentimento verso gli uomini dell’Arma: “Ve la farò pagare”.
Interrogato dopo l’arresto, Papantuono si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si indaga per capire dove abbia recuperato la pistola. La premeditazione al momento non è contestata. I reati di cui è accusato sono omicidio e tentato omicidio. “L’uomo, nel 2017 – ha ricordato la pm Ramundo -, fu arrestato per lesioni aggravate dal porto di un coltello. Subito processato venne condannato a un anno di carcere. Il caso è in fase di appello. Il secondo episodio invece, qualche settimana fa, riguarda una contravvenzione per porto di un coltello”.
“È stato colpito lo Stato – ha detto il procuratore capo, Ludovico Vaccaro –. È stata un’azione violenta contro chi rappresenta la legge. Il gesto non si inserisce in una logica di criminalità organizzata – ha aggiunto -. L’uomo non era di spessore criminale ma il suo gesto è espressione del livello di violenza e aggressività che la criminalità ha assunto qui da noi. A fronte di due controlli, legittimi e tra l’altro positivi, c’è stata questa reazione drammatica anche sotto il profilo culturale. L’episodio non si inserisce in modalità mafiose ma è l’ennesima dimostrazione che la criminalità ha assunto un livello di protervia altissimo nei confronti di Stato e privati”.
Il comandate provinciale, Marco Aquilio, commosso, ha ricordato Di Gennaro: “Era un bravissimo maresciallo. Sapeva fare il carabiniere a tutto tondo. Sensibile nell’attività di prossimità e determinato. Un maresciallo di grande esperienza, ha trascorso gran parte della sua carriera in Calabria prima di giungere a Cagnano ed era ormai pronto per prendere il comando di una Stazione. Era importante lì, a Cagnano, realtà difficile come tutto il nord del Gargano. Altrettanto bravo Casertano, vivo per miracolo. Ha reagito trovando la forza di partire con la macchina e raggiungere il posto di medicazione più vicino per prestare soccorso al maresciallo, in attesa dell’arrivo di altre persone. Sono certo che, nonostante ora sia scosso, tornerà al lavoro ancora più determinato. E noi altrettanto”.